mercoledì 1 aprile 2015

Il bivio del giocatore

Cosa succederebbe se il cavallo su cui avete puntato tutto perdesse?

Ieri sera mi facevo questa domanda, e sinceramente non sapevo bene come rispondere. Ho parlato con una amica che, come spesso succede nella vita, ha fallito un esame importante, modificando i suoi piani futuri. La vita che si era programmata da qui a qualche mese, insomma. Non che fosse certo considerabile un lungo termine, ma non si possono certo fare piani quinquennali quando non sai che ne sarà della tua vita di lì a 3 mesi. Insomma, i suoi piani erano stati disattesi.
Da qui la metafora del giocatore. Anche a me è capitato di pensare di aver sbagliato "cavallo" su cui puntare, ma mai in maniera cosi grave da perdere tutto. Ne abbiamo visti tanti, nei film e anche nella vita, di fallimenti e sempre abbiamo guardato all'immediato. Perché quando le cose non vanno ci si trova davanti a un bivio: continuare ad andare avanti, oppure prendere la strada in discesa. Non parlo necessariamente delle conseguenze più nefaste di un fallimento (farla finita), quanto la concezione più generale del lasciarsi andare allo sconforto. Il problema che mi sembrava di capire è di carattere temporale, più che emotivo. Ho sempre considerato il tempo come lineare, una unità di misura standard è democratica. Un'ora in compagnia di una bella ragazza dura esattamente come un'ora chiuso in un ascensore con un muratore che non si sente molto bene di stomaco. Sempre 60 minuti, anche se in un caso vola e nell'altro si contano i secondi. La democraticità del tempo impone che passi incessante. Salvo apocalisse non previste dai giornali odierni, è sicuro che l'orologio continuerà ad andare avanti, e l'unica condizione per non arrivare a vivere tra un'ora è non esser vivi (banale). Questo significa che il tempo passa anche se noi non lo vogliamo, sempre in maniera uguale.
Di conseguenza pure chi pensa di aver puntato sul cavallo sbagliato, in quanto vivo, è costretto ad andare avanti nel tempo, che lo voglia oppure no. Perché quindi lasciarsi andare allo sconforto se poi non risulta esserci una fine concreta all'orizzonte? Prima o poi le motivazioni che hanno portato allo sconforto verranno meno e bisognerà andare avanti comunque. Allora si capirà che non era il caso di abbattersi, quindi era meglio cercare di rialzarsi fin da subito.
Perché se hai veramente toccato il fondo si può solo risalire. E se non lo hai ancora toccato (può sempre andare peggio) vuol dire che le cose che vanno male sono in quantità limitata rispetto alla sfera di interesse.

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