mercoledì 1 aprile 2015

The Amazing Spider-Man

Ho visto ieri sera l'ultima produzione del franchise una volta Marvel e ora Sony, ovvero The Amazing Spider-Man.
A parte il fatto che l'ho apprezzato molto lo svecchiamento che è stato dato al titolo, che dai tempi di Toby McGuaire è stato reso molto più simile al fumetto, cosa sinceramente di cui il film aveva bisogno. L'unica cosa che non capisco è l'utilizzo di Andrew Garfield come protagonista principale. Non è affatto lo sfigatello che dovrebbe essere Peter Parker, mentre ho apprezzato molto Emma Stone nella parte di Gwen Stacy. Nonostante si vede benissimo che non ha 17 anni, le sue reazioni e la parte interpretata sono magistrali.

Lui è troppo fico per essere Peter e lei troppo vecchia per essere Gwen,
ma in qualche modo funzionano assieme.

È proprio a loro due, ovvero Peter e Gwen e voglio arrivare. Alla fine del film infatti, come in ogni buon Spiderman, Peter dice alla sua compagna di turno che non si possono più vedere, in quanto la sua posizione da supereroe non permetterebbe a lei di vivere una vita sicura. Quando lui le dice che non può e via dicendo, lei si gira e se ne va. Tempo di esecuzione: 0.7 s. Nella vita reale è così, ad una risposta del genere non stai ore a guardarti negli occhi, anche se non sai il perchè. Penso che sia proprio questa la grandezza di Spiderman. Forse proprio per questo viene chiamato the Amazing Spider Man. Ovvero la capacità di separarsi dai propri cari per poter permettere a loro una vita tranquilla. Il sacrificio, l'impegno la consapevolezza che da grandi poteri derivano grandi responsabilità (che tra l'altro all'interno del film è stato parafrasato in maniera pessima, ma in qualche modo andava pure detto). Insomma,Amazing  come lo può essere chiunque.


Dedico questo post al manico in plastica della mia Moka, tragicamente scomparso questa mattina quando pensavo di aver caricato l'acqua. Non lo avevo fatto. Colpa mia.

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