Domenica mattina, casa mia. Un raggio di luce filtra tra le persiane chiuse, come a dire che effettivamente sono andato a letto presto ed è tardi per chi non ha fatto nulla la sera prima, quindi è anche il caso di tirarsi giù dal letto. Perché lo scorso pomeriggio, quando tutto sembrava una buona idea il famoso momento di "non rimandare a domani quello che potresti fare oggi" in cui dici va bene, lo faccio domani che oggi non ho tempo, pure l'idea di svegliarsi prima per pulire casa era annoverata tra le brillanti idee. Sembrava, appunto. Così avrei avuto più tempo per fare le altre cose, entità indefinita a cui riservo sempre una parte di tempo. Metti caso che ci sia bisogno, almeno non mi tocca rinunciare a qualcosa che dovrei fare, anche se poi va a finire che non sai cosa fare e apri un blog. Ups.
Sta di fatto che, superato il primo scoglio della giornata contro cui non andare a sbattere, che non è la difficoltà titanica di alzarsi dal letto dopo che per circa 9 ore hai mantenuto una temperatura ideale sotto le coperte, bensì si tratta dell'ostacolo morale e fisico del poggiapiedi del divano, che come ogni mattina mi si para davanti facendomi inciampare con quell'atteggiamento tipico dei poggiapiedi o tavolini bassi del tipo "sicuro di voler passare di qui?", raggiunto l'agognato bagno, ho capito che avrei dovuto fare. Pulire casa. Eh, sì, lo devo fare anche io. D'altra parte mi ero svegliato apposta, che ci potevo fare. Mettiamoci all'opera. All'inizio ho trovato un po' di difficoltà nel mettermi i guanti, poi ho capito che erano al contrario. Logicamente nel momento esatto in cui ti infili i guanti di gomma ti arriva un messaggio sul cellulare a cui devi rispondere, quel "Ciao" con un sorriso che aspetti tutte le mattine, per cui rispondi usando l'unica appendice libera che funziona con lo schermo touch. Non pensate male, sto parlando del naso. Accendo al tv e metto sul primo canale che trovo, non alzo nemmeno il volume, tanto mi farà da sottofondo mentre pulisco il bagno. Non vedrò le immagini ma almeno sentirò qualcuno parlare. Suona un po' triste detta così, come se mi sentissi solo, il problema è che se sto in silenzio comincio a pensare, e questo non va bene. C'era un programma su ragazzi che volevano uscire dalla friendzone. Ah, la friendzone.
Per tutti quelli che non fossero avvezzi a termini inglesi molto usati su internet, la friend-zone è definita come il posto ove i bravi ragazzi vanno a morire. Detta in altri termini, quando un ragazzo/a è innamorato di una ragazza/o, ma per questa/o seconda/o lui/lei non è che solo un amico, ecco, è appena stato/a rilegato/a nella friendzone. Tutta questa generalizzazione fatta a barre è molto gay-friendly, va bene ma non era voluto. Insomma, quando ci provi con una bella tua amica che però non vuole "rovinare la nostra splendida amicizia" e dimmi che non ti piaccio, che è meglio. Essendo un esperto del mestiere, oltre che cintura nera 3 Dan di friendzone, so quello di cui parlo, anche perché prima di poter sbattere qualcuno IO in friendzone, sono passati qualcosa tipo 20 anni. Il problema è che non è facile dichiararsi ad una persona con cui si sta veramente bene, perché questo cambia le cose. Avere un rapporto intellettuale, come può essere quello di un'amicizia, è completamente diverso da quello che si può avere in un rapporto sentimentale. Trasformare una figura nell'altra significa applicare un cambiamento alla formula di un rapporto che funziona, quindi scuoterne le fondamenta. Non necessariamente però è una cattiva idea, anzi, nei casi più disperati si arriva a un punto in cui non si può più continuare, ed è giusto fare un tentativo, per togliersi d'impiccio. Durante questa trasmissione alcuni ce la fanno, riuscendo a scampare la morte nella friendzone, altri invece perdono tutto. Si tratta di un azzardo, quindi può andare fatta bene come male. L'unica cosa che ho da recriminare è che se stai bene con una persona come amico/a dovresti dare almeno una chance per vedere come può essere stare assieme. poi magari non funzionerà, ma almeno hai la certezza del perché.
La realtà è abbastanza semplice, ma difficile da accettare. Se una persona ti rilega nella friendzone, è perché non ti considera materiale da relazione. Punto. Si tratta del solito e ormai banale la verità è che non gli piaci abbastanza. Certo, si può sperare che comportandosi bene ed essendo buoni amici l'altro/a si renda conto che effettivamente possiamo essere al persona migliore con cui stare, ma raramente succede. Provarci però è d'obbligo.
Perché nelle relazioni, come nella vita in generale, è meglio avere il rimorso di averci provato e fallito che il rimpianto di non averlo fatto. Almeno potrai dire "è andata così".
Perché nelle relazioni, come nella vita in generale, è meglio avere il rimorso di averci provato e fallito che il rimpianto di non averlo fatto. Almeno potrai dire "è andata così".
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