domenica 3 maggio 2015

All'ombra delle colline

Ci sono giorni in cui non so cosa dire, in cui lascio vagare la mia mente libera di scrivere tutto quello che mi passa per la testa con i soliti risultati disastrosi, e poi ci sono giorni come questo, in cui le cose da dire sono tante, quasi troppe per un unico post.
Questo weekend infatti ho avuto il privilegio e l'onore di essere invitato ad un matrimonio in Umbria, per esser precisi vicino ad Assisi, paese che non conoscevo certo bene. In geografia, come mio fratello ha dimostrato, sono particolarmente scarso, in particolar modo per tutto quello che si trova tra le Marche e la Puglia. Diciamo che ho più un'idea vaga che precisa di dove si trovino le città. Però se mi date una mappa vi so indicare dov'è Roma. Lo so, il commento è "Ah beh, allora.."
Come già detto, non conosco bene la zona, ma ogni volta che ci passo ne resto affascinato. Le colline, l'appennino per noi pianurai di città, sono uno spettacolo unico, come sentire il vento, o vedere un castello medievale ben tenuto. È completamente diverso da quello a cui sono abituato tutti i giorni, e le la cosa che mi fa più senso è come due concezioni di vita diametralmente diverse sortiscano lo stesso effetto piacevole. Sia ben chiaro, non è un mistero il mio amore per la città europea di Milano, dove si vive veramente bene, specialmente in questo periodo appena inaugurato di grandissimo scambio e visibilità internazionale, ma penso che anche in un paese come Assisi si stia bene. Non ho niente contro la vita "campestre", anzi sono qui a descrivere come entrambi questi ambiti possano essere egualmente piacevoli da vivere, è solo che la cosa mi stupisce. Una volta, una mia saggia amica disse che "non riuscirei mai a vivere in un posto dove non c'è nemmeno H&M". Al di là della battuta, al di là della patina di superficialità che copre questo pensiero, e viene colto solo dai più arguti, c'è sicuramente una ragionamento non indifferente sotto: le sovrastrutture a cui siamo abituati oggigiorno, le comodità e la vicinanza con i beni di prima necessità delle moderne metropoli sono talmente inseriti nel nostro quotidiano da esser quasi equiparati ai valori personali. Abbiamo bisogno di queste comodità, perché siamo talmente abituati a viverci dentro che non sapremmo farne a meno, seguendo tra l'altro il flusso cognitivo di chi ha ideato questi centri di scambio universali, quali supermercati, centri commerciali, megastore di ogni genere e tipologia. Io stesso se dovessi comprare delle assi di legno o un trapano non cercherei, magari chiedendo, un falegname, ma guarderei sul mio smartphone il Leroy Merlin più vicino. Tutto questo viene a mancare in una realtà piccola, e diciamocelo anche, chiusa, quale Assisi. Dico Assisi per dare l'esempio, ma possiamo benissimo parlare di altri paesi come Recanati o Cremona. Paesini di stampo medievale, in cui sembra che il tempo si sia fermato, e con esso la gente che attraversa le piazze. Vedere una piazza davanti a una chiesa è una cosa che abbiamo fatto tutti, ma vi siete mai fermati a guardare la gente che l'attraversa? Io sì, ma solo perché ho preso bidone da ragazze con cui avevo un appuntamento in quasi tutte le piazze delle principali città italiane, rimanendo ore ad aspettare. Bisognava quindi cercar di fare di necessità virtù e trovarsi qualcosa da fare. Le piazze si dividono in due grandi categorie: i luoghi di ritrovo e quelli di passaggio. Cerchiamo di essere ancora più espliciti. Paragoniamo Piazza del Duomo a Milano a Piazza Maggiore a Bologna: la prima è crocevia di milioni di persone tutti i giorni,  ma non la vedrete occupata come Piazza Maggiore, ma attraversata. Ci si ritrova e poi si va altrove, non si resta lì. Non è quello lo scopo del trovarsi, è l'idea di un modo di fare che porta ad essere dinamici, ad andare da qualche parte che qualcuno ci sta aspettando, che c'è sempre qualcosa da fare. Un'idea diversa dalla tranquillità di una piazza come quella Maggiore, in cui ci troviamo lì e poi si vede, che come tutti sanno, si puo leggere come arriviamo lì e poi ci passa la voglia di muoverci.
Non penso che ci sia un modo giusto di vivere, penso che dipenda dalle persone. In quanto persona dinamica amo muovermi, amo fare, amo andare da qualche parte. Certo che un paesaggio come quello delle colline umbre nemmeno da in cima alla Madonnina lo vediamo.

P.s. Tantissimi auguri a Sara e Federico, novelli sposini. È merito loro se ho fatto questo viaggio per vederlo coronare il loro sogno durato un decennio. Ed è anche per questo che probabilmente tornerò lì solamente tra dieci anni. Perché per tornare a casa ci ho messo lo stesso tempo che ci avrei messo ad andare in aereo a New York.

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