venerdì 29 maggio 2015

Io non dormo, sogno.

Durante l'estate ogni tanto leggo dei libri. Lo so, avendo già scritto un post sulla letteratura e la passione per la lettura dovrei essere più acculturato, ma la verità è questa: leggo d'estate o quando sono in treno. Entrambe cose che capitano sempre meno spesso. Ho cominciato durante il periodo dell'università, a leggere d'estate, perché ero talmente bravo che riuscivo a finire gli esami nella sessione di giugno luglio, ricavandomi l'intera stagione libera. Solo un anno non ci sono riuscito, ma ero talmente felice di essere arrivato in fondo a quel calvario che me ne sono anche abbastanza fregato.
Tra i libri che mi è capitato di leggere, durante il periodo scientifico/filosofico, è stato "L'interpretazione dei sogni" di Freud. Molto bello, non ci ho capito moltissimo, a dir la verita, ma lo consiglio. Secondo lui infatti, ogni cosa che sogniamo ha un corrispettivo nella realtà, per cui tutto ha un significato. Non so se sia un miscuglio di inconscio e astrologia, ma spesso anche a me capita di sognare qualcosa, e a volte anche di ricordarmene. Mi vanto spesso di avere una vita movimentata, ma dato che siamo carenti di argomenti di pubblico interesse, ho deciso di raccontare cosa ho sognato stanotte. Così, per farvi capire che anche il mio subconscio è scemo.
Mi trovavo in un campo da golf con tutta la mia famiglia. Non so il perché di questa ambientazione ma vabè, e avevamo deciso di fare una gara. Sta di fatto che, a freddo, decido di tirare per primo senza essermi scaldato. Giusto per far vedere quanto sono bravo. La palla va a 10 mt da dove l'ho tirata, e per di più in acqua. Decisamente un campione. Mentre gli altri vanno avanti nella buca, decido di recuperare la mia pallina nel laghetto: è lontana dal bordo, più della lunghezza del bastone che sto cercando di usa per recuperarla. Credo che intuiate come va a finire, per cui ovviamente casco in acqua. La famiglia va avanti, io gli dico di non aspettarmi, che mi sistemo e li raggiungo. Bagnato fradicio, mi dirigo verso l'albergo che c'è di fianco al campo da golf, e quando arrivo alla reception chiedo le chiavi della camera 213. Perché quel numero? Perché è un numero di stanza che c'è sempre negli alberghi, e in fondo avevo solo bisogno di darmi una sistemata. Mi danno la chiave, senza fare storie. La mia faccia convincente ha funzionato, anche stavolta. Sotto me la rido.
Entro in questa meravigliosa suite, con mobili Luigi XII (o XIII), arrivo in una delle stanze da letto e mi spoglio per farmi una doccia. Mi avvolgo un telo attorno alla vita  e comincio a girare alla ricerca del bagno, che però non trovo. Passo attraverso camere da letto, saloni, cucine, ma il bagno proprio non lo trovo. Fino a che, attraversando un salotto di quella che più che una stanza mi sembra un palazzo, incrocio quello che, probabilmente, è il reale proprietario della suite 213. È di spalle, seduto su una poltrona, ma si accorge di non essere solo, si alza e mi vede. È troppo tardi per fare il passo felpato, mi ha visto. Ci guardiamo, un uomo brizzolato, in camicia, e l'altro (io) mezzo nudo con un telo da bagno attorno alla vita. Almeno con un telo pulito. Capisco che non è il momento di tergiversare, fuggire o scusarsi. Il suo cervello non è in grado di reggere, come se a un pranzo coi genitori della fidanzata andaste in bagno e uscite nudi: è troppo. Sfrutto il momento di indecisione sogno o son desto che leggo nei suoi occhi per attaccare.
"Si può sapere dov'è il bagno in questo posto?? Saranno 15 minuti che lo cerco!" gli dico.
Non reagisce, non capisce, non saprebbe nemmeno dove cominciare, se gli chiedessero di raccontare quello che sta succedendo. Timidamente mi indica una porta, allora, dopo aver esclamato il mio disappunto dicendo "era ora!" entro in bagno. Certa gente l'assurdità non la regge. Continuo a ridermela.
Mi sistemo, mi rivesto ed esco. Intanto i miei hanno finito la gara, e decidiamo di andare via, ma non ho con me le chiavi della macchina, per cui l'idea più furba è quella di prenderne una in prestito. Sì, non volevo dire rubare, ma stiamo parlando di quello. Apro la portiera di una Smart, l'accendo e parto. Passo a prendere mia madre, che salendo mi chiede dove abbia preso questa macchina che non ha mai visto. "È di un amico" le dico, sembra sia sufficiente come spiegazione. Mentre siamo in viaggio mi arriva una telefonata di lavoro, e dato che sono un ladro gentiluomo ho già associato il Bluetooth del telefono al Viva voce della macchina. Mia madre sente la telefonata e pensa che a parlare sia una sua conoscenza, per cui comincia a parlarci lei, fino a quasi litigarci. Cerco di spiegarle che si tratta di lavoro, che non centra niente, e sono imbarazzatissimo, quindi lei decide di mettere giù, e lo fa pure stizzita.
A quel punto apro gli occhi e vedo che la sveglia segna le 8.00. Ovviamente ho fatto tardi, ma chissà che avrei potuto sognare se avessi continuato a dormire.
Mi sa che devo mangiare di meno la sera.

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