Che stanchezza, questo mercoledì. Comincio a essere favorevole nei confronti di quelli che chiamano questo giornata "giorno collinetta". La settimana, è ancora lunga, specie con un tempo del genere. Il meteo qua è tutto grigio, bagnato per terra ma non in cielo. Poca luce, tanta stanchezza, e poca voglia di fare in generale. Meno male che c'è un modo di tenere la testa occupata, in giorni come questo. Certo, se uno poi si mette a parlare dei massimi sistemi, il tempo comincia a non bastare più.
Oggi vorrei parlare dei dieci comandamenti.
E, badate bene, non sto parlando dell'insegnamento religioso delle tavole della legge, almeno non in senso stretto, ma dello spettacolo ad essi legato interpretato da Roberto Benigni. Faccio una premessa, per correttezza. Non penso di essere la persona adatta per parlare di religione, almeno non in maniera pubblica come può essere questo blog. Ammetto di aver studiato la materia, ma non posso certo definirmi un esperto, o un esempio che gli altri potrebbero seguire. Tornando alla trasmissione del programma di Benigni, ammetto, facendo mea culpa, di averlo visto per la prima volta solamente ieri sera. Mi rendo conto che la cosa sia alquanto strana, essendo una trasmissione andata ormai in onda anni fa, solamente, ne avevo tanto sentito parlare, ma non avevo mai avuto il tempo o l'intenzione di guardarlo. A questo punto penso sia doveroso ringraziare la persona che mi ha consigliato e permesso di vederlo. Ammetto che all'inizio non ero particolarmente colpito. La teatralità di Benigni è sicuramente affascinante, anche se ho sempre contestato il modo grottesco che, certe volte, ha di cercar di far ridere il pubblico. Non mi sono mai piaciuti i comici che, per far ridere, cominciano a ridere prima loro. In realtà anche essa è parte dello show, e da persona intelligente sfrutta anche quello per mandare un messaggio.
Non voglio parlare dei dieci comandamenti a sé stanti, voglio parlare del modo in cui l'ha fatto lui. Trovo che quello di cui ha parlato sia di interesse pubblico, quindi non rivolto solamente alle persone che credono e si definiscono cristiani, bensì tutti, laici e non. La cosa meravigliosa di questo spettacolo, è la possibilità di dare spunti di riflessione alle persone. Non si tratta solamente della ripetizione di qualcosa che abbiamo sentito centinaia, se non migliaia di volte, magari senza neanche averlo capito così bene. In questo spettacolo, l'attore toscano permette di riflettere riguardo alcuni aspetti della vita di tutti i giorni. Certamente, sta alla teologia come Piero Angela sta alla scienza. La divulgazione ha sempre avuto, tra le sue necessità, l'esigenza di tagliare da qualche parte. Si può quindi obiettare Benigni la faccia troppo semplice certe volte, ma in realtà è una facilitazione del pensiero, quindi non necessariamente sbagliata. Si può essere d'accordo come non esserlo con quello detto durante lo spettacolo, sta di fatto che non è da prendere come una verità assoluta, ma solo un punto di partenza. La cosa bella che ho notato durante questo spettacolo, è come ognuno di noi possa ricondurre frasi dette alla propria esperienza personale. Lo spettacolo entra a far parte della nostra vita, e ci sentiamo presi in causa, come soggetti e attori di questa rappresentazione. Ho trovato quindi sterili le polemiche legate a questo spettacolo: ho sentito dire che alcune persone si sono indignate per il cachet ricevuto dall'attore, oppure che alcuni esponenti della Chiesa si siano arrabbiati per alcune espressioni o battute. Io stesso ho trovato che alcune interpretazioni non fossero del tutto corrette. In realtà non è un discorso di correttezza, ma di possibilità di interpretazioni multiple. Ma questo non influenza il mio giudizio sullo spettacolo. Se anche solo una persona, guardando questa rappresentazione, avuto modo di ragionare sulla propria vita, e delle persone che gli stanno accanto, allora significa che è servita qualcosa, e ha raggiunto il suo scopo. Lo scopo di Benigni non era certamente è quello di avvicinare la gente la Chiesa, ma di rendere più consapevoli tutti del fatto che esistono delle norme di vita morale, i dieci comandamenti che sono stati scritti per vivere bene in comunità, e che quindi riguardano tutti, di nuovo, credenti e non. Ha permesso alla gente di pensare, su un argomento tanto difficile e complesso. E se ogni tanto ci ha infilato una battuta per far ridere, sono sicuro certo che non l'ha fatto per denigrare qualcuno ma solamente per mantenere alta l'attenzione del pubblico.
Per chi, come me se lo fosse perso finora, allego il link dove si può vedere la seconda parte:
http://www.dailymotion.com/video/x2k1rn6
Mi rendo conto rileggendo il tutto di aver scritto un post un po' troppo serio. Per rimediare vi racconterò cosa mi è successo ieri a pranzo: mi sono fermato in un ristorante self service a mangiare, e ho ordinato al cuoco un risotto al radicchio. Avevo particolarmente fame, anche perché non avevo fatto colazione. Nel momento in cui lui mi ha chiesto se volessi il formaggio sopra il risotto gli ho risposto di sì. Subito dopo, spinto dalla fame, detto al cuoco "fammelo abbondante". Morale della favola, non essendo stato capito, ho ricevuto un piatto di riso normale, con sopra una montagna di formaggio.
Evidentemente, dovevo specificare.
mercoledì 20 maggio 2015
I dieci comandamenti
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