Stamattina mi sono svegliato felice. Non lo so il perché, ma avevo quella sensazione che si ha quando compri qualcosa di nuovo, tipo un paio di scarpe, e non vedi l'ora di indossarle. Non è molto, quando ti alzi lo fai con il sorriso, come se tutto questo desse senso alla giornata. Lo so che io in realtà non ho niente di nuovo da utilizzare, per cui ammetto che all'inizio mi ha fatto un po' strano provare quella sensazione, però, essendo piacevole, non me ne sono certo lamentato.
Probabilmente è dovuto al fatto che ieri ho fatto una bella chiacchierata con una persona a cui voglio molto bene, dicendo qualcosa che pensavo da un po'. Dire che mi sono liberato da un peso sarebbe eccessivo, sia per la natura del dialogo che per il contenuto stesso, ma in un certo senso era così. Il fatto di interiorizzare i problemi è sempre stata una mia caratteristica, come di chiunque altro abbia sufficiente autostima da poter sostenere di riuscire a risolvere autonomamente i propri problemi. Per questa ragione, spesso mi capita quasi di litigare, se non essere risentito con una persona, senza nemmeno averci parlato, a seguito di un evento scatenante, per quanto blando possa essere. L'autore consiglia assolutamente di evitare un comportamento come il suo, nuoce gravemente alla salute. Questo genere di situazioni si risolve sempre quando si decide di arrivare ad un dialogo tra le due parti, rendendo pubblico ciò che prima era solamente privato, per quanto noto da parte di entrambe le persone. Non credo molto nel fatto che se due persone sappiano la stessa cosa, ma si rifiutino di parlarne l'argomento possa considerarsi esaurito, credo molto infatti che la possibilità di rendere pubblico anche ciò che è ovvio sia un modo per ufficializzarlo, per quanto noto a priori. Mi viene in mente un esempio fuori dal contesto, che nel mio caso è sempre sentimentale, ovvero l'esempio del crimine organizzato del Mezzogiorno: tutti sanno chi sono i boss e le loro famiglie, ma nessuno lo dice ad alta voce. Chi prova a rendere pubblico ciò che è ovvio ai più, come ha fatto Saviano, diventa automaticamente un bersaglio, quancuno che cerca di cambiare qualcosa che funziona. Ecco, crimine organizzato a parte, penso sia fondamentale discutere con le altre persone di ciò che ci disturba. Se un figlio sbaglia, il padre vuole che si scusi e prometta di non commettere più l'errore. Non basta vederlo contrito e pentito, serve l'ufficialità della cosa. Vuole che venga a chiedere scusa. Non è una mancanza di fiducia nel confronto di chi sa di aver sbagliato, ma dare la possibilità di dare una spiegazione, la propria versione, oppure la versione verbale di ciò che abbiamo pensato. Perché, diciamocelo, non si riesce mai a spiegare con parole proprie quello che nella nostra testa risulta essere chiarissimo. Io stesso in questo momento mi sto arrabbattando per cercare di esprimere in concetto che a me sembra chiarissimo e molto probabilmente risulta inconcepibile.
Chiedo scusa al lettore per questo articolo delirante che è stato scritto in più fasi e quindi difficilmente ha seguito un filo logico. Mi piace pensare di mascherare la mia ignoranza da "stream of consciousness" tipicamente di Joyce, in realtà si tratta solo della incapacità di chiudere un discorso
Cos'è che stavo dicendo?
Ecco appunto.
mercoledì 24 giugno 2015
Dillo con parole tue
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