giovedì 5 novembre 2015

Qualcuno ti ama

Ho decisamente bisogno di un weekend in mezzo alla settimana. 

Per questo sarei disposto ad aver una settimana di 9 giorni, ma in fondo almeno non si farebbero più di 3 giorni lavorativi di fila. La verità è che ieri e l'altro ieri sono stato a Verona, quindi mi sono stancato parecchio, tra le varie attività. Ah, la città di Romeo e Giulietta. L'amore, il balcone dei Capuleti, l'arena, la simpatia che distingue i veneti. Ammetto che non ci ero mai stato, quindi per me è stato tutto molto nuovo. Quando l'ho detto ai miei amici, mi hanno anche consigliato alcuni posti dove andare a mangiare, per poi fare una passeggiata nel centro, estremamente piacevole. Ecco, non ho visto niente di tutto questo. Avete presente quando gli atleti olimpici si lamentano che nella loro carriera hanno visto tutti i palazzetti del mondo senza vedere le città dove sono andati? A volte mi sento così, a differenza dell'attività di livello internazionale, dei fan e anche del fisico non proprio da atleta.
Ho passato due giorni chiuso in una stanza per di più con poca aria disponibile, in penombra a guardare una delle quattro pareti di un albergo illuminata da un proiettore. Ok, non che non fosse interessante, di lavoro si parla, ma avete presente quelle condizioni in cui si perde ogni genere di cognizione del tempo? Così, mentre le informazioni lavorative entravano attraverso il naso, rimbalzavano in fondo al mio cranio vuoto e uscivano dalle orecchie, ho avuto modo di pensare a un sacco di cose, di fare chiarezza con me stesso su molte situazioni recenti. Perché in questi momenti o mangi, perché a me pensare mette fame, oppure pensi ma poi ti torna fame. Il problema è che poi mangi troppo, in conseguenza di quanto hai pensato, e finisci per bramare la pausa caffè per utilizzare quella stanza con l'omino disegnato sulla porta, accarezzandoti la pancia come fa una donna incinta, ma con un'espressione leggermente più contrita.
In mezzo a tutte queste produzioni fisiologiche, come dicevo, si ha modo di pensare molto bene. Tante cose confuse sono successe ultimamente, quindi non vi stupirete se vi dirò che avevo bisogno di pensare un pochino, di un momento di riflessione e meditazione. Fortunatamente, prima di partire, ho avuto modo di parlare con una persona molto importante per me, che potrei addirittura definire il mio migliore amico. Quel genere di persona che ti dice la cosa giusta nel momento giusto, che c'è quando non ci sono tutti gli altri. Questa persona mi ha definito, prendendo spunto da tutto quello che è successo ultimamente, come "una persona che prima causa un incidente, poi cerca di salvare tutti quelli che sono coinvolti". Mi ha colpito molto quest'affermazione, perché mi ci ritrovo in questa definizione. Mi fa pensare, anche solo per il fatto che in questo momento, da solo, non ho nessuno che si preoccupi per le cose stupide che sta facendo. Allora è forse meglio finire in una palla di fuoco da soli, piuttosto che in un piccolo incidente coinvolgendo altre persone?
La domanda non è semplice da affrontare, anche perché è impossibile pensare di essere completamente da soli, come a dire di non dare pensiero a nessuno. Non possiamo vivere come degli eremiti, quindi dobbiamo sempre considerare che tutto ciò che facciamo abbia una relazione con le altre persone. Essendo quindi impossibile proteggere completamente le persone a cui vogliamo bene dal male, l'unica cosa che possiamo fare è cercare di non essere noi causa del loro male, o almeno cercare il giusto compromesso per la loro felicità. E se qualche volta questo significa compromettere la nostra di felicità, magari è il caso di pensarci.
Come non prendere a 120 di traverso la rampa di uscita autostradale, perché anche se non te lo dice nessuno che non va bene polizia stradale a parte, qualcuno se ne preoccuperebbe. In fondo qualcuno che ci vuole bene c'è sempre.



Nessun commento:

Posta un commento