lunedì 9 novembre 2015

Lettera ad un amico

Oggi voglio parlare della grafoterapia.

Ammetto di pensare di essermi inventato questo termine, ma cercandolo online ho scoperto che la Grafoterapia esiste veramente ed è "l'utilizzo della scrittura per la riabilitazione della persona". Dato che era esattamente quello di cui intendevo parlare, sono molto contento di avere scoperto da solo qualcosa di universalmente riconosciuto. Un po' come Cristoforo Colombo.
Come molti di voi sapranno, scrivere è una mia grande passione. Al di là del mio innato narcisismo e del piacere che mi provoca sapere che altre persone sono interessate a leggere questi documenti, va considerata anche l'attività terapeutica rappresentata dal mettere nero su bianco i propri pensieri. Certe volte infatti si ha l'impressione di non riuscire ad esprimere a pieno quello che si sta pensando con le parole, ma nella scrittura il processo di estrazione dei periodi è più lento. Questo permette alla mente di elaborare in maniera più ampia il concetto che si vuole esprimere per poi metterlo, delle tante, nella forma migliore. Come se non bastasse, salvo nei temi di italiano che facevo al liceo che facevano schifo come i miei voti, se si fa un errore, o si vuole esprimere il tutto in una maniera diversa, tutto è concesso fino a che non si decide di farlo leggere. Anche per questo molte persone scrivono ma non fanno leggere niente a nessuno, perché rappresenta una parte di loro estremamente intima e privata, come una finestra che mostra il loro Io più vero. E non tutti sono disposti a mostrarlo.
Ogni volta che ho un problema, che ho qualcosa per la testa, qualcosa che rimane fisso nei miei pensieri per giorni, mi metto a scrivere. In queste ultime settimane ho scritto tantissimo, ma voi non ne saprete mai nulla, perché è roba che non si può pubblicare così, gratuitamente. Trattasi di lettere a me stesso, di quello che vorrei sentirmi dire, come di rassicurazioni o di lettere che non spedirò mai. E il semplice fatto di averle prodotte mi ha fatto stare meglio. Perché, anche se non amo molto questa espressione, sfogarsi fa bene. Chi ci capisce meglio di noi stessi, e di chi abbiamo fiducia se non noi in primis? Rileggevo ieri uno dei pezzi che ho fatto in questi giorni e mi sono stupito di quanto mi fosse utile sentire quelle parole. Come se un amico mi prendesse per mano e mi garantisse il suo supporto in tutti i miei problemi. Avere parlato di certe cose, senza essermele tenute dentro, le oggettivizza. Il ricordo di qualcosa può mutare nel tempo, un'emozione provata ancora di più. Per questo è bello mettere per iscritto cosa si prova, anche per poterselo ricordare in un secondo momento, fino al punto in cui, che capita sempre a chi scrive tanto, non si ricorda di essere stato così
Posso capire che molte persone facciano fatica a mettersi lì, con una pagina bianca davanti a parlare delle proprie emozioni, io ormai sono abituato e questi post li scrivo mentre guido con il comando vocale, come se parlassi normalmente. Può essere anche per lo sconforto del nulla che esprime il foglio nudo. Ma provateci. Provate a combattere il silenzio parlandogli addosso. Provate a fare capire al mondo cosa provate, anche senza che il mondo sappia. Perchè serve molto di più a chi scrive che a chi legge. 
Perchè molto spesso solo noi sappiamo di cosa abbiamo bisogno in certi momenti. Dobbiamo solo sentircelo dire.

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