martedì 2 febbraio 2016

Un grande ritorno

Sono sempre stato un grande appassionato di sequel.

Forse dipende dal fatto che mi piace sapere come vada a finire una storia, al di là del limite platonico del fine della narrazione. C'è un non so che di romantico lo so che ho avuto lamentele perché uso troppo spesso questo aggettivo, nel cercare di capire cosa succeda ai protagonisti dopo la fine, come a volersi preoccupare per loro, nel gesto di un genitore premuroso.
Ma torniamo al discorso del ritorno: il ritorno, che può essere anche qualcosa di epico, come ci può esemplificare "Il ritorno dello Jedi" e qualsiasi titolo che abbia come il titolo il ritorno di qualcosa, non è altro che il naturale prosequio di una storia di grande successo. Mi vengono in mente anche i grandi ritorni sportivi, come Valentino Rossi, dopo essersi rotto la gamba al Mugello, solo dopo un mese tornò a correre stoicamente al Sachsenring.
Essendo celebrativo nei confronti della mia vita anche troppo, mi fanno notare mi piace ascoltare la musica epica che spesso fa da colonna sonora ai grandi ritorni cinematografici, come gli allenamenti di Rocky o la Rupe dei Re di Simba, e spesso lo faccio mentre mi alleno. Non mi vergogno a dire che ho anche una playlist apposita, che si chiama giustappunto "Comeback Music", che dà quella carica giusta nel momento in cui devi spingere di più.
Non che nella mia vita mi sia mai andato qualcosa particolarmente storto, e per quanto adori l'espressione "combattere i miei demoni", non ho mai avuto la necessità di fare un grande ritorno. Però sono stato male tante volte, ferito, nello spirito quanto nel corpo, e ho dovuto cercare la forza di risollevarmi. In questo momento mi trovo nella condizione di non potermi allenare causa infortunio alle braccia come ampiamente spiegato nel precedente post, soprattutto la parte per cui era assolutamente inevitabile, e questo un po' mi pesa. Sto già meglio, e non vedo l'ora di poter ricominciare a recuperare. Ieri facevo delle flessioni con un braccio solo per vedere se ci riuscivo, e il solo fatto di averci provato mi ha dato una grandissima carica.
Grinta, determinazione e forza d'animo sono indispensabili per un grande ritorno, ma l'ingrediente fondamentale è un altro, ovvero l'obiettivo. Perché se manca la motivazione per cui compiere uno sforzo al di sopra delle nostre capacità, prima o poi la nostra attenzione nei confronti della missione diventerà da speciale a ordinaria. La cosa che più mi lascia deluso della mia giornata sulle nevi non è essermi fatto male e aver potuto pregiudicare molte altre cose, bensì non essere riuscito a fare quello che volevo, non essere scivolato con la tavola lungo tutta la lunghezza di quel tubo di acciaio. So che può sembrare stupido e anche un po' irresponsabile, ma questo lo dico solamente perché se ci saranno le condizioni di provare di nuovo, consapevole delle esperienze passate, mi giocherò le mie carte migliori. Non capita spesso di avere una seconda occasione, perché bisogna crearsela.
Da oggi pomeriggio ricomincio ad allenarmi. Piano piano.

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