In questi giorni ho lavorato per 12 ore di fila, senza nemmeno fare la pausa pranzo.
Adesso qualcuno si arrabbierà non ho fatto la pausa pranzo l'ho fatto semplicemente perché altrimenti avrei dovuto lavorare 13 ore, non 12. Purtroppo questa settimana fa parte di quella settimana dell'anno terribile, in cui bisogna chiudere tutti i conti, visitare tutte le persone degna di nota, e cercare di essere gentile carino con tutti almeno fino all'inizio del 2016. No, non sto parlando della settimana di lavoro prima di Natale, ma proprio dell'unica settimana del'anno in cui anche io lavoro. Che lavativo. No, sto scherzando. Fino a un certo punto.
Ma come si affronta una giornata del genere? Come si comincia alle 5:30 del lunedì mattina per fare qualcosa tipo 350 chilometri ogni giorno con la macchina? Mi capitato spesso di pensarci, in queste lunghe giornate, a cosa mi desse la forza di uscire dal letto, ad un orario così mattiniero, e tornare così tardi che solo oggi pomeriggio ho visto casa mia illuminata dalla luce del giorno. In più, tutto per la prospettiva di una giornata così faticosa. Alla fine credo che si riduca tutto un semplice concetto di autostima. Io ne ho sicuramente troppa, e questo non sono sicuro che sia una vera e propria colpa. Mia madre, qualche anno fa, mi regalò un libro, il cui titolo era qualcosa su "pilastri dell'autostima". Scelsi deliberatamente di non leggerlo. Ma non per il contenuto, nemmeno per la copertina, perchè un libro non si giudica da fuori, si giudica dal numero di pagine, e quello ne aveva troppe. Certo, a volte me la credo troppo, e penso addirittura di essere di più di quanto sono in realtà.
Ma non è forse questo il segreto del successo? Spingersi oltre i propri limiti, ma soprattutto avere confidenza nei propri mezzi? Ho trattato questo argomento tante altre volte, ma secondo me è sempre bello ripeterlo. La confidenza in sé stessi deriva dalle proprie esperienze, dalla propria vita, e da tutto ciò che abbiamo provato, quindi anche le delusioni che ci sono capitate. Ieri mattina, guardandomi allo specchio, ho detto qualcosa di molto forte. Lo fanno fare a te perché sei il migliore. Sicuramente non è vero, questo penso sia evidente a tutti. Però, una frase detta alla mia immagine riflessa, che mi ha suonato in testa tutto il giorno, mi ha dato la forza di affrontare una delle giornate più difficili dell'anno e non ho avuto bisogno di chiedere aiuto a nient'altro, nemmeno all'energia del cibo, per arrivare fino in fondo. Non voglio fare una celebrazione di me stesso, per questo basta leggere una qualsiasi altra pagina del blog, voglio solo far notare come la capacità di credere in quello che si fa, nei propri mezzi, sia fondamentale per far pendere l'ago della bilancia verso il successo, e non verso il fallimento. In alcuni casi un "posso farcela" è più che sufficiente, invece in altri, di maggiore sforzo, è richiesto un "sono il migliore". Andare a parlare con una perfetta sconosciuta ma perchè finisco sempre a fare questi esempi? è un fallimento in partenza se non si crede nelle proprie potenzialità. Il leader, non è colui che non fa mai domande o che dà ordini, è colui che infonde sicurezza negli altri perché ha fiducia in se stesso. Non dubita le proprie decisioni perché ne accetta le conseguenze. Riprendendo un concetto già espresso, è coraggioso.
Tutti noi siamo pieni di difetti, imperfezioni e falle che ci rendono fantastici agli occhi di chi ci ama. E nel momento in cui qualcuno ci ama per le nostre imperfezioni, anche noi dobbiamo fare lo stesso. Perché, in fondo, amare se stessi è il primo passo per permettere agli altri di fare lo stesso.
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