lunedì 14 dicembre 2015

La solitudine dei numeri primi

Come sta in questo momento Holly Holm?

Penso che questa domanda, con cui comincio questa riflessione, necessiti una spiegazione, almeno per in non addetti ai lavori. Sono un grande appassionato di sport in tutte le sue forme atletiche, per cui spesso sconfino, nel mio interesse, anche al di fuori delle normali discipline mainstream, fino ad arrivare alla conoscenza  piuttosto blanda, lo ammetto di sport quali boxe, pugilato e arti marziali in genere. Alcuni di voi,  i più sensibili, obietteranno che picchiarsi non è considerabile uno "sport", ma bisogna vederne il lato romantico della cosa. Sì, parlo di romanticismo con i pugni. Pensate solamente all'impegno, la dedizione che  gli atleti ci mettono nell'allenarsi, avere un obiettivo, dedicare la propria vita, come una missione, alla realizzazione di un risultato. Non è settemplice colpire più forte degli altri, è mettersi in gioco con tutti se stessi, dimostrare che io, persona, sono più forte di te. Non che questa volta sono stato più fortunato. 
Gli appassionati di questo genere i sport, sapranno sicuramente che il mese scorso c'è stato un incontro importante per la conquista del titolo UFC tra Ronda Rousey e Holly Holm. Non pretendo che chi legge qui si intenda di MMA (mixed matrtial arts, quelli che si picchiano nelle gabbie, per intenderci), specialmente quelli che leggono giornali di bassissimo livello ad esempio quelli stampati su carta rosa, non se ne sono neanche accorti, non fosse che ultimamente questa Ronda Rousey è diventata abbastanza famosa. Per le sue doti atletiche o per la medaglia d'argento nel judo ottenuta alle olimpiadi forse? Assolutamente no, perché è carina. Per gli estimatori del genere, ovviamente. Ha fatto un mezzo calendario e la gente ha cominciato a parlarne, ed essere interessati allo sport. Non faccio lo stinco di santo, anche io mi sono interessato perché è carina, ma non è questo il punto. Campionessa imbattuta per 12 incontri di fila, si è deciso di organizzare un incontro con un'altra campionessa imbattuta per 8 incontri, per il titolo e la cintura. 
L'incontro è finito dopo poco. La  beniamina di tutti, Ronda, una macchina da guerra che tutti credevano imbattibile, è stata allontanata con un diretto al volto, giusto per metterla in traiettoria del piede sinistro delle Holm, che l'ha mandata al tappeto con un calcio in pieno volto. Bum. Incontro finito.
La Rousey, campionessa navigata, ha recentemente raccontato in un'intervista che, sebbene non abbia riportato fratture al volto, non riesce a parlare bene, oltre che mangiare nemmeno una mela dopo più di un mese. Tutti si sono preoccupati per lei, a ragion veduta: l'eroe caduto lascia tutti stupefatti. Il dio ferito apre un mondo di possibilità, e le cose per lei non saranno mai più come prima, quando era la migliore di tutti. Un curriculum invidiabile, macchiato in maniera indelebile. Certo, magari rimarrà l'unica sconfitta, ma ci sarà sempre. Ma la domanda dell'inizio mi ritorna in mente.
Sì, perché si pensa sempre, per umiltà o pietà, a chi perde. Chi invece ha dimostrato di essere più forte di quanto si pensasse come sta? Come ci si sente ad avere raggiunto un obiettivo che si credeva troppo lontano per chiunque, ad avere ancora forza di correre dopo il traguardo? Immagino che si senta quella sensazione da tutto qui? L'idea di avere perseguito i propri obiettivi, non è solamente pareggiata dalle aspettative positive che si avevano, ma implementata dai dubbi che si nutrivano in merito prima che se ne potesse prendere parte. L'idea di avercela fatta è una sensazione bellissima, completamente diversa da come ce la si potrebbe aspettare. Anche per il fatto che le attenzioni di tutti, in questo momento, sono altrove.
Ci si sente anche soli, lassù in cima, a volte, ma fa parte dei sacrifici affrontati per arrivare fino a lì. Ma non si può faticare tanto per poi rimpiangere di aver centrato l'obiettivo. Perché sarebbe un vivere in azioni che appartengono al passato, e quindi come dico sempre sbagliate. Bisogna considerare tutto come il punto di partenza. Cara Holly, insomma, non ti preoccupare se l'atteggiamento della gente è cambiato nei tuoi confronti da quando sei passata da sfidante a campionessa. Il bello deve ancora venire.
Non bisogna mai dimenticare l'atteggiamento che si aveva quando eravamo degli sfidanti, perché è questo che ci rende dei campioni. Nella vita come sul ring.


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