Che cos’è il coraggio?
Una vecchia storia che ci raccontavamo ai tempi del liceo
dice che una volta un professore di italiano diede questa domanda come tema ai
suoi alunni, da sviluppare per fagli capire meglio come la pensassero, mediante
un tema descrittivo. Uno degli alunni, preso il foglio, ci scrisse sopra una
sola frase, e lo consegnò al professore. Sulla pagina bianca c’era scritto solamente
“il coraggio è fare questo”.
La leggenda dice che lo studente fu premiato con un 10 nel
suo tema, apparentemente coraggioso. La cosa bella di storie come queste, che assolutamente
non hanno niente di veritiero e sono assolutamente scorrelate con quello che
vogliono esemplificare, è la capacità di concentrarsi su un unico punto, la
cosa per cui l’esempio sarebbe calzante. Si potrebbe obiettare che il coraggio
non si limita ad un’azione di forza, ad un singolo momento, ma sarebbe
limitativo pure questo. Consegnare un foglio bianco è da spacconi, non certo da
coraggiosi. Allora come si può dare un esempio realistico di un’azione che ci
rimandi al coraggio? Da qui sono partito facendomi questa domanda, perché essere
coraggiosi è una caratteristica a cui tutti ambiamo, anche perché, diciamocelo,
è una delle migliori. Coraggiosi sono gli eroi delle storie che hanno
infiammato la nostra fantasia da bambini, coraggiosi sono gli atleti e le
persone del mondo che hanno modellato la nostra giovane concezione di adulti e poi
coraggiose sono state le persone che come noi affrontano ogni giorno e
ammiriamo. Non è qualcosa che si può valutare, solamente se ne possono vedere
gli effetti, un po’ come a dire che non esiste un modo di dire “molto
coraggioso”. La migliore definizione di coraggio che riesco a dare è avere al consapevolezza
delle proprie azioni. Ma questo necessita delle spiegazioni, perché è legato in
maniera vincolante al concetto di paura.
Tutti abbiamo presenti i cavalieri, gli eroi delle favole:
essi sono consapevoli della loro forza e dal loro coraggio deriva l’assenza
di paura. Senza macchia e senza paura, si diceva una volta. Crescendo abbiamo
capito che però non esiste possibilità di non provare paura, e in certi casi è
anche un bene averla. La paura ti permette di evitare di prendere alla leggera
le questioni che riteniamo importanti, quindi in un certo senso ci fa stare
sull’attenti. La paura è qualcosa di buono, in fondo, che cerca di preservarci
. Ma proprio come un frigo che congela gli alimenti, la paura ci mantiene
bloccati dove siamo, senza la possibilità di muoverci, di agire, di essere
umani. È qui che entra in gioco il coraggio. Il coraggio è la consapevolezza
delle proprie azioni oltre la paura. Perché quest’ultima ci sarà sempre, e
cercherà sempre di fermarci. Ma il coraggioso non è colui che non bada alla
paura in qualsiasi cosa, quello è il temerario, o peggio, lo sprovveduto, ma è
colui che, con consapevolezza dei propri mezzi e delle proprie potenzialità,
quindi anche della paura e dei rischi, non lascia che qualcosa lo freni dal
perseguire i suoi obiettivi. Coraggioso è chi si lancia, senza la paura di
cadere, come un uccello che non ha paura che si rompa il ramo sopra cui si sta
riposando. Non perché è sicuro del legno che lo sostiene, ma perché ha fiducia
nelle sue ali. La paura ci sarà sempre, in tutto quello che faremo, bisogna
solo avere la capacità di vedere oltre. Quasi come se fosse una scommessa, in
cui quello che possiamo guadagnare è molto più di ciò che potremmo perdere.
Per cui la domanda che ci dobbiamo porre ogni mattina,
guardandoci nello specchio, non dovrebbe essere se siamo coraggiosi, ma se in
questo giorno che sta iniziando ci lasceremo battere dalla paura. La paura di
vivere per davvero.
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