martedì 29 dicembre 2015

Fammici pensare

Sono ancora quassù, nella mia bella baita di montagna.

Tolti i vestiti fradici della giornata sulle nevi artificiali, sia ben chiaro, curate le ferite e fatta una doccia calda, mi ritrovo nella invidiabile condizione di essere pulito anche se questo capita più spesso di quanto pensiate, riposato e anche affamato. Sì, perché proprio come ieri sera sto aspettando che apra il ristorante. Che è un ristorante per modo di dire, dato che è il proprietario a cucinare, e gli ospiti siamo io e due coppiette. Al di fuori del mio target di interesse come età, non pensate sempre male, per cui non mi viene nemmeno voglia di socializzare.  Faccio tutte le mie cosine, che mi ero programmato i giorni scorsi, ma senza la frenesia per la quale se dovessi finire qualcosa prima non saprei che fare. Oggi, ad esempio, sono stato tutto il giorno a sciare, sempre da solo. Certo, ho fatto un sacco di chiacchiere con la gente che incontravo in funivia tutte le volte che risalivo, ma per lo più erano curiosi di sapere cosa fosse il "corno" che avevo montato sul casco. Per completezza, allego immagine qui sotto. Trattasi della prolunga per fare delle riprese con la GoPro, le quali mostreranno tutta la mia eroicità. O mediocrità. Non importa.
Oggi, come ieri, però non ho mai avuto la sensazione di essere solo, perché avevo sempre qualcosa a cui pensare. Nel momento in cui si trova un attimo di pace, per ragionare in maniera ampia sulle cose, le parole di conforto, le soluzioni ai problemi che ci attanagliano, prendono una forma diversa. È come se si sentissero i pensieri ad alta voce, e proprio come fare i conti è più facile se possiamo visualizzare i numeri su un foglio, si raggiungono numerose epifanie nel momento in cui si ha tempo di meditare. No, non sento le voci. Era per farvi capire lo stato meditativo.
Io penso decisamente troppo. Forse è anche perché ho troppo tempo per farlo, ma in questi giorni ho capito che lo faccio nel modo sbagliato, come qualcuno che davanti a una porta chiusa continua a ripetersi l'ovvietà di una serratura a lui contraria. Avere del tempo per sé, forse è la più grande vacanza che uno si possa prendere. Sto leggendo libri, facendo esperienze quelle che non mi uccidono, o meglio, per ora non mi hanno ancora ucciso, ma sento di essere me stesso al 100%, quasi con un livello di auto-consapevolezza maggiore.
Ieri sera, come avevo promesso e ho scritto, sono andato a vedere le stelle. Ho spaventato a morte il tipo che guida il gatto delle nevi la notte sulle piste che era venuto a farsi un goccetto prima di cominciare a lavorare, chissà perché le righe della pista erano tutte storte, perché mi ero messo seduto con la schiena al pozzo, per vedere meglio nel buio dove non era illuminato, e non mi ha visto fino a che non mi è passato a un metro, ma non voglio parlare di questo. Ha fatto un salto.. Dicevo, le stelle. Così belle, mi erano mancate così tanto, anche perché non le ho cercate per un sacco di tempo. Perché non ho mai alzato lo sguardo verso il cielo come ho fatto ieri, in questi ultimi anni. La pace che mi ha dato questa visione, l'idea che esistessero milioni di galassie fatte di gas che brucia milioni di chilometri di distanza grazie Pumba, mi avrebbe sicuramente aiutato durante alcune delle pagine buie di questa mia vita originale. Ero lì, a guardare in alto, con la bocca aperta, a cercare di capire se su questa terra fosse tutto troppo semplice o troppo complesso. Ma la risposta è qualcosa che voglio tenermi per me.
Se volete scoprirlo, venite qua anche voi.

L'autore è molto contento di aver trovato una chiusura ad effetto, cosa che gli riesce sempre difficile. Tuttavia, vuole informare il gentile lettore che non ha assolutamente nessun desiderio di invitarvi in questo posto, in quanto, quando ci vorrà tornare, non desidera certo trovarvi lì.

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