mercoledì 2 settembre 2015

Video killed the radio stars

Oh, finalmente un attimo di pace per poter scrivere. Sono stato super impegnato nelle ultime 36 ore, a tal punto che salvo le funzioni fisiologiche e il lavoro non sono riuscito a fare altro. Grazie per l'interessamento sulle funzioni fisiologiche ma non approfondirò l'argomento. Adesso invece riesco a prendermi quei 20 minuti necessari per scrivere il post del giorno, anche perché, per una volta che ho qualcosa da dire, mi sembra giusto parlarne.
Oggi voglio parlare della Radio. Mi sento particolarmente tirato in causa, in quanto la mia famiglia ha contribuito in maniera attiva alla realizzazione della prima radio ad opera di un certo Guglielmo Marconi: il mio bisnonno infatti trasportava le apparecchiature di questo signorotto da una collina all'altra per fare le prove di trasmissioni. Eh, sì, c'è una parte di me in questo grande sistema che permette di condividere e diffondere informazione e intrattenimento. Purtroppo la nostra generazione, e per "nostra" intendo quelli nati dalla seconda metà degli anni 80 in poi, non abbiamo mai avuto un grande rapporto con questo mezzo di comunicazione. Sarà dovuto al fatto che siamo stati abituati ad avere tutta la musica che volevamo a disposizione, con le cassette prima, poi i cd e infine la musica digitale, oltre che quando siamo diventati sufficientemente grandi da apprezzare la musica non era già più di modo, ma non è un qualcosa che ho mai considerato come un intrattenimento primario.
Come ogni cosa, nel momento in cui riscopre una risorsa e la fa propria, si tende ad interiorizzarla molto di più: nel mio lavoro sono spesso in macchina, e nonostante abbia a disposizione 10GB di musica di ogni genere e tipologia da Bach a Skrillex, ci passo talmente tante ore che ascoltare le stesse canzoni diventa ripetitivo. Per questo ho cominciato ad ascoltare la radio. Finendo per trovarne una che mi piace che adesso seguo tutti i giorni. Perché si viene a creare un rapporto con i conduttori che non esiste in nessun altro mezzo di trasmissione e di intrattenimento. Come diceva una vecchia canzone, la radio libera la mente, perché non impegnando altri sensi oltre l'udito, non costringendo a stare fermi come la televisione, la radio può essere ascoltata mentre si fanno le proprie cose, e soprattutto senza smettere di pensare. Somiglia molto di più a un dialogo, in cui le parti non comunicano in maniera bilaterale, ma c'è scambio di informazioni. Ascoltandola in maniera regolare inoltre, è un po' come entrare a far parte del gruppo, si ride alle battute "private", quelle che conosce solo chi sente da molto il programma, si imparano ad apprezzare e stimare i conduttori sia a livello professionale che umano.
In più si è sempre molto aggiornati sul mondo della musica, dello spettacolo e l'informazione in genere. Tutto questo non si ha con la televisione che ho in casa, non sono di quei fenomeni hipster che la giudicano mondana, perché la TV è un manifesto, che viene guardato da noi senza dire altro, non è interattivo ed è stato pensato per farci fare la minore fatica possibile per raggiungere lo scopo altrui. La radio invece arriva dalla gente, è disordinata, caotica, ma somiglia molto di più a una chiacchierata al bar che un manifesto. Le notizie non è detto che siano precise, ma almeno l'interazione che c'è nel prenderle è umanamente più coinvolgente. E ci si può fare un'idea mentre le si ascolta, e rispondere di conseguenza. È poi bello scoprire altri radioascoltatori, chiacchierare e ridere assieme dei contenuti ascoltati, commentandoli di conseguenza.
Ma è qualcosa che bisogna provare. Tanto la radio in macchina ce l'abbiamo tutti.

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