Ah, la settimana della Moda.
Tutti ne sentono parlare, tutti sanno che esiste ma io non so mai quand'è. Sta di fatto che spesso, e mi è già capitato, lo scopro che la settimana della moda è già iniziata. Lo so che questa industria multimilionaria basata sul niente dovrebbe catalizzare la mia attenzione più di qualsiasi altra cosa, ma non ci posso fare nulla, ho la testa per aria. Insomma, secondo una recente scoperta di ieri sera, pare che questa settimana siano i fatidici 7 giorni che portano poi alle più importanti sfilate delle grandi griffe nel weekend. Accidenti non mi sono preparato. A dir la verità mi era sembrato strano essere invitato ad un aperitivo ieri sera in un negozio di moda, ma quando mi arriva un invito nel genere non sto a farmi troppe domande. Insomma, il fascino di questi 7 giorni che compenetrano il centro della città sono un'esperienza che solo i milanesi possono capire. Certo, voi potrete osservare che ogni settimana a Milano è la settimana di qualcosa a dir la verità potreste anche obiettare che non sono milanese, ma potrei prendermela e non parlarvi mai più, ma se veniste in città per anche una volta sola capireste. Come direbbe un mio amico, "stà gente strana in giro".
La moda, negli ultimi decenni e non sono certo la persona pi affidabile per parlarne, siamo franchi, si è caratterizzata per gli eccessi, per gli abiti futuristici, per i dettagli che saltano subito all'occhio e per un modo di vestire che nessuno sano di mente avrebbe mai il coraggio di indossare nel mondo reale. Poi, certo, quello che si vede sulle passerelle deve essere di ispirazione per chi lancia le mode urbane, anche se non oso pensare che cosa potrei fare a chi ha avuto la pensatona di dire "proviamo a fare il risvoltino ai pantaloni". Probabilmente non voleva solo macchiarsi i pantaloni di fango. Personaggi improbabili quindi si aggiravano ieri sera per le vie del centro, dai pennelli con i capelli solo sopra a improbabili giacchetti di pelliccia passando per chi con gli occhiali da sole qui fa buio alle 19 andava a sbattere contro gli astanti. Tutti rigorosamente senza i calzini, che sono arrivato a considerare il male dei nostri tempi.
L'impressione che però si aveva, era che in fondo, ieri sera, tutto fosse concesso. Ho visto scarpe che neanche in un film futuristico di Kubric si vedrebbero, e gente con magliette così lunghe che forse erano dei vestitini della sorella piccola questione di punti di vista. In un certo senso però, questo era bello. Ieri sera, in giro per Brera, non c'era qualcuno vestito male. Certo, magari lo era per me, ma in assoluto, in una manifestazione dove gli eccessi sono tollerati, se ti metti le ali sulla schiena e giri con un boa di piume, non sei certo a-normale. Lo saresti nei restanti 364 giorni dell'anno, questo è poco ma sicuro.
Per molti vestirsi in una certa maniera è un modo per esprimersi. Io considero il mio cercare di vestirmi bene (e per bene intendo in giacca, non certo con cose griffate) come rispetto per la persona che mi sta di fronte, non solo qualcosa per definire me. Perchè il problema di chi cerca di comunicare qualcosa tramite l'abbigliamento è che spesso lo utilizza come un sistema molto forte per trasmettere tutto ciò che è, lasciando poco alla sostanza che c'è dietro. Si forma una spessa patina di apparenza che non giustifica una carenza di personalità. Ci si può esprimere tramite i vestiti, avere un proprio stile e ad esso collegato un atteggiamento, ma l'esperienza insegna che ciò che si discosta dal classico potrà piacere o meno, ma sarà sempre considerato "diverso". Con ciò non voglio smorzare gli altrui entusiasmi sullo stile, solo dire che per gli eccessi c'è un momento e un luogo, quindi fuoriuscire da queste due restrizioni significa fare scelte di cattivo gusto. Ma poco interessa.
Tanto lunedì sarà la settimana di qualcos'altro.
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