Cosa vuoi fare da grande?
A tutti, presto o tardi, è stata posta questa domanda, e tutti l'abbiamo fatta almeno una volta. È un qualcosa di inevitabile, come che oggi qualcuno ci abbia già chiesto "come va?". Ma come al solito in questo blog, non ci soffermiamo sulla superficialità della cosa, cerchiamo di capirci qualcosa di più, di questa domanda.
Lo dico perché l'altro giorno l'ho detto io, che cosa avrei voluto fare da grande. Ora, non è che io sia proprio piccolo, in fondo ho già raggiunto un discreto grado di autosufficienza, che mi permette di vivere, mangiare, avere una casa, un lavoro e tante passioni, senza dipendere da qualcuno. Non parlo solo di indipendenza economica dai genitori, traguardo tanto agognato durante gli anni dell'università, ma di vera e propria emancipazione. Quindi quando l'altro giorno ho detto che "da grande farò.." mi si sono ripetute in testa le parole che avevo appena detto. Perché sono già grande, per certi versi.
All'inizio è sopraggiunto un sentimento di sconforto. Sì, perché desiderare qualcosa di diverso, è un po' come considerare deludente, se non un fallimento, ciò che si sta facendo, la situazione che si sta vivendo. Poi mi sono detto che in realtà certe cose hanno bisogno di tempo, e ogni scelta è frutto del momento, quindi poteva essere naturale, pur essendo già grande, desiderare di più. Infine il mio ragionamento si è spostato sull'oggetto del desiderio, il vero punto cruciale del pensiero.
Quando siamo piccoli, la domanda posta all'inizio è una indicazione di cosa ci piacerebbe diventare come persone in divenire, per cui prettamente lavorativa. Astronauta, scienziato, presidente degli Stati uniti, sono tutte risposte che ci definiscono per come siamo, sognatori bambini o pratici infanti già grandi. Ma quando si cresce, e il nostro percorso di crescita professionale comincia a delinearsi per davvero, tutto prende un altro significato. Quando l'altro giorno ho parlato del desiderio futuro, non parlavo di una realizzazione professionale, che dal desiderio sta diventando sempre più concreta, ma di una realizzazione umana. Una moglie, dei bambini, una famiglia. Questa è la mia personale idea di realizzazione come persona, la costruzione di un nucleo familiare che valga più della somma dei singoli individui che lo compongono. Non si tratta di un desiderio assurdo, me ne rendo conto, ma è qualcosa per cui si cominciano a buttare le basi in questa fase della mia vita, un po' come la scelta delle scuole è stato propedeutico al mio avanzamento professionale. Certo, con tempistiche non certe anzi molto aleatorie, ma già che ci sia un desiderio, seppur ancora base, è già tanto. Perché sapere dove andare, pur essendo ancora fermo sulla casella del via, è cento volte meglio che avere le energie per partire ma non sapere in che direzione.
Da grande voglio avere una famiglia, e dico bene ad usare l'espressione da grande.
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