lunedì 21 settembre 2015

Il valore delle cose

In funzione di cosa possiamo stimare un valore economico delle cose?

Questo argomento, che riguarda tanto il commercio quanto la vita di tutti i giorni, è una di quelle idee che rimangono latenti nella mia testa per molto tempo, fino a che un evento scatenante non provoca la formazione di un pensiero definito, o che vuole sembrare tale. La verità mi si palesa davanti al naso, e come una rivelazione, un'epifania nascono le idee brillanti che compongono questo tanto vario quanto geniale blog. Non mi risulta che questo blog sia particolarmente vario. Facciamoci delle domande. Insomma, certe volte mi ritrovo ad avere un pensiero, un'idea in fase embrionale per molto tempo prima di pensarci sopra per addirittura 5 minuti fino a partorire un concetto più o meno condivisibile. Ma in fondo è così che nascono le opinioni, no?
Tornando a noi, questo weekend è successo che la dea bendata ha deciso di scegliere me, e non intendo quell'altra cieca che mi ha scelto, ma proprio quella bendata, che era un po' che non si faceva sentire e quindi era in debito. Si è palesata sotto forma di un oggetto di design, per arredare la casa, che mi è stato regalato. Piovuto dal cielo, si potrebbe dire. Incuriosito dall'oggetto in sé, e avendo anche poco gusto per questo genere di oggetti di desaign, mi sono informato sul valore economico della mia fortuna, così, per capire. Viene fuori che il valore dell'oggetto era decisamente più alto di quello che sarei disposto a pagare per un oggetto del genere in una nota catena di svedese di arredamento, all'incirca, per farvi un'idea, di un paio di zeri. La cosa mi ha dato da pensare. Sì, il primo pensiero è stato "sono ricco!" e il secondo come non romperlo.
Ho cominciato a ragionare su come il mercato, ma più di questo noi stessi attribuiamo un valore economico oggettivo a suppellettili soggettivamente misurabili. Il valore economico viene associato alla composizione dei materiali e alla manodopera sicuramente, ma chiunque sappia cos'è una Kelly di Hermes, sa che nella cifra prima del simbolo della valuta, molto spesso ci sono, più che queste due cose, dinamiche di Brand, altro che valore effettivo. In altre parole, il marketing impone che per fare risaltare un prodotto come migliore, deve avere un prezzo sensibilmente più alto degli altri, per renderlo esclusivo. Si chiama Premium price, per gli amanti della nomenclatura anglofona. Per cui, tornado al concreto, mi sono chiesto se ciò che avevo tra le mani fosse realmente un tesoro, tale da giustificare il suo valore economico, oppure no, come un calciatore sopravvalutato. La conclusione a cui sono arrivato è stata la seguente: purtroppo gli oggetti di design sono entità ordinarie in cui la soggettività del gusto viene spacciata per oggettiva. Si fa credere che qualcosa che piace a qualcuno sia oggettivamente bello, a tal punto da farne assumere un maggiorato valore economico, spesso a discapito dell'ergonomicità o della funzionalità. Chi ha delle brocche dell'acqua di design sa di cosa parlo. Non possiamo quindi cercare di combattere un lato economico evidente e immutabile, ma il fatto che qualcosa possieda questo valore non rende automaticamente un oggetto di valore. Un po' come dire che non è perché costa tanto che vale tanto, a tal punto che si raggiungono prezzi di mercato altissimi per oggetti inutili. Ma questi due valori vanno ben distinti, perché associarli sarebbe come cercare di forzare il soggettivo nell'oggettivo.
La conclusione a cui sono arrivato, è stata quella che per la mia piccola fortuna sarei stato disposto a cercare un compratore, ma nel caso non lo avessi trovato mi sarei tenuto (volentieri) un bell'oggetto. Ma non lo venderei per i soldi, ma per darlo sotto lauto compenso a chi possa apprezzarlo più di me.

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