Oggi voglio parlare delle frasi fatte. Anzi, per essere più preciso vorrei parlare delle frasi ovvie descrittive.
Mi spiego ancora meglio, dato che per me non è facile tradurre in lettere quello che mi passa per la testa finendo sempre per dire la cosa peggiore nel modo peggiore. Mi hanno sempre colpito quelle frasi ad effetto che spesso si dicono, durante rapporti sociali, che ad una seconda analisi risultano completamente prive di significato. L'esempio più classico che posso fare per farvi capire è la seguente espressione, che tutti abbiamo sentito un milione di volte:
Io sono sempre calmo/a, ma se mi arrabbio...
Mi fa sorridere il modo in cui la gente la dica, come a voler incutere una certa qual paura, un certo rispetto da parte di chi ascolta. Come a voler indicare che ci si può trasformare in una orrenda bestia, una furia buia in qualsiasi istante. Bene, normalmente ci si ferma qui. Ad una seconda occhiata, ragionando non solo sulla semantica ma anche sul significato della frase, ci si accorge che non possiede un senso vero e proprio. Qualcuno che si arrabbia, infatti, esce sempre di sé. Chi sa gestire le proprie difficoltà con calma invece non si può certo definire una persona arrabbiata. Chiunque, quindi, nel momento di una arrabbiatura, smette di essere calmo, facendo perdere significato alla frase. In realtà una frase che dovrebbe averlo, un significato, e non ce l'ha, possiede un risvolto interno che permette di leggere tra le righe una certa qual padronanza del linguaggio carente con relativa mancanza di introspezione.
Se ci si pensa bene, sono molte le frasi che sentiamo tutti i giorni sui generis, ma per abitudine, poca attenzione o mondanità non ci facciamo molto caso. Tendenzialmente, chiunque descriva se stesso finisce per utilizzare espressioni di questo genere, perché, diciamocelo, tutti vogliamo sembrare più complicati di quello che siamo. E mi ci metto io in primis a dire questo, scrittore, blogger e mecenate romanticamente tormentato. Ci piace raccontare di noi una storia vincente, in cui niente viene dato per scontato, a denotare un'unicità coperta da una lieve foschia di mistero. La verità è che molto spesso ci somigliamo, quindi alcuni comportamenti, abitudini e modi di fare risultano essere sovrapponibili. La maturità sta nell'accetare che esistano persone che si comportano come noi. Magari non sarà una moltitudine, ma è molto difficile essere unici in qualcosa di così generico.
Questo non significa che ci siano caratteristiche peculiari che ci distinguono e ci rendono tutti diversi come fiocchi di neve, anzi, solo che una determinata caratteristica, che può essere insieme alle altre costituiva di qualcosa di unico, si possa trovare identica anche in altre persone.
lunedì 7 settembre 2015
Si fa così, per dire..
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