lunedì 7 marzo 2016

Quell'appartamento con la porta blu

È un sacco che non recensisco un film.

Sono più che convinto che questo blog, oltre esprimere le mie impressioni sui pensieri che ho durante la giornata, considerato poi che penso troppo perché sono troppo spesso da solo, debba anche essere un sistema per far fare nuove esperienze le persone. Quello che ho in mente in questo momento è qualcosa che ho già fatto in passato, ovvero recensire un film. Ieri sera infatti era una serata tranquilla, non avevo certo voglia di uscire, anche perché era domenica sera. Dopo una buona cena, mi sono quindi messo davanti alla tv, a guardare un film. La scelta, con i sistemi moderni di cinema on demand, è sempre estremamente ampia, e va dalla commedia romantica alla scemenza più demenziale passando per i film di azione. Ultimamente, sto riscoprendo alcuni classici film, classici poi per modo di dire, stiamo sempre parlando dei primi anni 90/2000, specie quelli noti a tutti, ma che io, per un motivo o per un altro, non ho mai visto. Questa è la premessa con cui ieri sera ho cominciato a guardare Notting Hill. Lo so, per questo verrò preso in giro e deriso, ma essere curiosi è anche questo, è anche provare qualcosa al di fuori della propria sfera di interesse.
L'avevo già visto, a pezzi, un po' di anni fa, ma mai dall'inizio alla fine. Non avevo quindi mai avuto l'occasione di guardarlo nella sua interezza, ed essendo un film ben noto la mia generazione, volevo capire il motivo del suo successo. Ora, avendolo osservato tutto, ho avuto modo di capirlo, e farmi quindi un parere a riguardo.
Per chi non lo avesse visto, si tratta della storia di un'attrice famosa (Julia Roberts) che si innamora di una persona qualunque (Hugh Grant), che lavora in una libreria di viaggi, appunto a Notting Hill, quartiere storico di Londra. La storia tra loro è assolutamente surreale, perché lei è proveniente da un mondo, una realtà incompatibile con quella del libraio: questa storia però ha qualcosa, nel modo in cui sono raffigurati i personaggi, che la fa funzionare. Per come è stato scritto, per come è stato recitato, si riesce a notare un realismo, una rappresentazione similare della realtà dei rapporti umani e sentimentali. Mi spiego meglio: nei loro dialoghi, che sono scritti molto bene, non me ne vogliano gli anti romantici, le parole, i silenzi, le pause che intercorrono tra una domanda una risposta, forniscono una rappresentazione concreta di quello che nella realtà è un vero rapporto. I momenti più importanti di ogni dialogo, infatti, sono rappresentati dai silenzi, che danno modo, sia alle parti, che allo spettatore, di immaginare la possibile rosa delle risposte, esattamente come succede nella realtà. La risposta quindi che viene palesata, non è un qualcosa di inaspettato, non è la risposta giusta al momento giusto, almeno non solo, ma è una delle possibili risposte che si potevano dare. Esattamente come succede nella realtà, quando in momenti del genere abbiamo bisogno di pensare, prima di esprimere ciò che proviamo. In questo il film è assolutamente realistico, e ho apprezzato tantissimo che fosse fatto così. Inoltre, va considerato un ulteriore aspetto, sul quale io mi sto battendo tantissimo. Hugh Grant, in questo film, non appare come un piacione che qualsiasi donna vorrebbe avere, non con lo stereotipo che si potrebbe avere guardandolo con degli occhi da uomo, almeno. Appare come una persona semplice, circondata da amici un po' sfigati, ma tutti molto sinceri. Non ha paura di essere messo in discussione, non ha paura di rimanere in piedi per difendere la propria donna, perché è fedele a se stesso. Quel poco che ha, quel poco che è, lo conosce molto bene, e lo difende per questo. L'uomo macho di contro, che per un retaggio del passato gli uomini è ancora considerato come efficace, non produce quasi mai effetti sperati. È infatti facilmente smascherato dalle donne, che quanto più sono in alto, potenti e sicure di sé, tanta più sicurezza cercheranno in un loro pari. Essere fedeli a sé stessi, non recitare una parte, è il primo passo per poter piacere a una donna, questo il vecchio Hugh l'ha capito molto bene e lo mette in pratica anche meglio.
Il giudizio finale su questo film è sicuramente molto positivo. Il contesto, e la storia di fondo, quella che una recensione normale chiamerebbe la trama, sono assolutamente discutibili. Quello che però mi piace veramente tanto è il modo in cui le emozioni sono rappresentate, come le persone agiscano in determinate situazioni, persone normali. Voglio quindi chiudere con la frase più d'impatto del film, che non è quella che tutti citano, anche perché rappresenta al meglio il mio giudizio su questa pellicola.
È stato surreale, ma bello.

Ronan Keating - When You Say Nothing At All

Nessun commento:

Posta un commento