venerdì 22 gennaio 2016

Storia di un pollo che volerà

Vi è mai capitato di ripetere talmente tante volte una parola in mente, fino al punto in cui smette di avere senso?

Questo è uno di quei momenti in cui le parole perdono di significato. Come quando si guarda una bella ragazza negli occhi, o quando ci scappa una pera in ascensore con il nostro capo. Qualche giorno fa, ho scritto ad un mio amico per sapere se potesse essere disponibile ad organizzare una scorribanda una delle sere successive: la risposta è stata abbastanza laconica. "Domani niente".
Lo so che queste parole non significano molto oltre quello che è palese, ovvero che questo mio amico, la sera successiva sarebbe stato occupato a fare cosa non so, eppure, da inguaribile romantico, mi piace vedere il lato nascosto delle cose, il significato più recondito. Come se volessi dare un senso a queste due parole. Mi sono rimbombate in mente, proprio come dicevo all'inizio, fino ad assumere un significato completamente diverso, o almeno, diverso da quello che avevo immaginato all'inizio. Dovete sapere che questo mio amico ultimamente è un po' giù. E' un tipo solitario, e per quanto affabile e gentile, tende molto ad isolarsi nel suo mondo. Io gli propongo spesso di uscire perchè mi diverto molto con lui, diciamo che è il tipo di ragazzo con cui puoi fare quei discorsi un po' nerd senza però sbottonarti il trench, non so se mi spiego. Quindi potrete immaginare che la sua risposta domani niente mi ha lasciato un po' perplesso. Non per l'attività della sera, ma per la speranza deposta nel giorno successivo: se infatti la parola domani può essere interpretata solamente come un'idea quanto mai indefinita di futuro, e niente più, la parola niente contiene un mondo, dentro di sè. Mi piace molto questo vorrei tanto usare un termine tecnico tipo "metonimia" o "assonanza" oppure "iato", tutte cose che ho imparato (e dimenticato) al liceo, ma andrò con contrasto tra i significati possibili e la parola niente, a tal punto che mi ci sono costruito sopra un bel film. Può essere veramente che il domani sia vuoto, senza speranza, come un pollo che desideri volare, se non con le aquile, almeno con le anatre? Possiamo veramente avere una consapevolezza tale delle nostre potenzialità da dire con un certo grado di certezza che il domani sarà vuoto?
Personalmente ho sempre stimato chi sogna in grande, come il gatto che si guarda allo specchio sperando di diventare un leone. Stimo le persone che non si metto da parte solo perchè pensano di non farcela, che tutto sia contro di loro, e che sta scritto così. Questo mi porta a pensare che gli individui, nel loro essere, cerchino costantemente di raggiungere un grado di consapevolezza di loro stessi sempre maggiore, osando di più, cercando il limite fin dove si possono spingere, inseguendo i nostri sogni anche se sono al di sopra delle nostre possibilità, anche se la speranza che qualcosa di bello succeda è estremamente remota. Eppure c'è chi ha paura di fallire, di rimanere deluso, di a tal punto da non provarci nemmeno. Ma questo non deve fermarci da cercare continuamente di essere migliori, per avere un futuro migliore,  E' quindi brutto non avere speranze in quello che deve ancora avvenire, fino ad uno stato di disillusione che automaticamente porta all'apatia. Domani sarà anche un altro giorno grazie, signora Rossella, e proprio per questo deve partire da noi l'idea che porti frutto. 
No, domani ci sarà qualcosa, qualcosa di grande. Non niente.


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