sabato 16 gennaio 2016

Il ragazzo della serenata

Ieri sera mi è capitata una cosa strana.

Sì, lo so che a me le cose strane capitano abbastanza spesso, ma è sempre divertente rendere partecipi gli altri. In fondo "la felicità è reale solo se condivisa".
Dicevo, ieri sera, dopo la solita cena da orso del sabato sera, mi ha chiamato una mia amica per passare la serata da lei, con alcuni amici. Quel genere di serata tranquilla, che invitando me si trasforma in una serata epica passata a ridere. A dir la verità non so come siano le feste senza di me, quindi quello che ho appena detto mi sembra pretenzioso, ma vabbè. Così, per svolgere un servizio pubblico, mi sono infilato le scarpe e sono andato sotto casa di questa mia amica.
Dovete sapere che ho un piccolo vezzo uno solo?: quando devo suonare il campanello di una ragazza, devo dire una scemenza diversa ogni volta. Così, nel tragitto tra la macchina e la porta penso alla geniale uscita con cui esordire, e quindi trovare ogni volta una cosa nuova. Spesso sono battute che abbiamo fatto, oppure imitazioni quella della falsa fidanzata cornificatrice del ragazzo è un classico, ma finisco sempre per dover inventare ogni volta qualcosa di nuovo. Ieri sera, come dicevo, è stato diverso. Ero andato a casa di questa mia amica perché facevano una festa, e ci eravamo ripromessi di suonare assieme. Questa mia amica infatti suona la chitarra, e suonando io l'ukulele io mi stupisco di chi si stupisce ancora di queste stranezze ci eravamo ripromessi di fare una jam session assieme. Suonato il campanello, quindi, ho deciso di fare una serenata per lei prima di entrare. L'idea mi era sembrata carina, anche perché era la prima volta che mi avrebbe sentito un suonare e glielo avevo promesso da un po'. Le è anche piaciuta molto il che mi ha fruttato un pezzo di torta extra nel dopo, però è successo una cosa strana. Mentre stavo suonando per lei al campanello, e la sentivo ridere dall'altra parte dell' altoparlante, è passata una coppia che stava uscendo dal palazzo. Mi hanno visto suonare il mio chitarrino, che in mano a me sembra ancora più piccolo, e mi hanno sorriso. Non un sorriso di scherno, non un sorriso di compatimento, ma un bel sorriso di chi apprezza un gesto romantico. Come a dire che non ce ne sono più di persone capaci di suonare una serenata per una ragazza, pure se al citofono. Le persone rimangono spesso stupite dall'originalità che cerco di avere nei rapporti umani: pensieri gentili, gesti plateali e maniere all'antica, sono solo un modo per far capire a una persona che cosa questa possa significare per noi. Siamo troppo abituati a dire le cose come stanno, ma la forma con cui le diciamo, almeno per quanto riguarda i sentimenti, è quasi di pari importanza al contenuto. Ci stupiremmo a sentir parlare Leopardi nei confronti di Silvia chiedendo "se tipo le andrebbe forse di andare a bersi qualcosa", e sarebbe un po' come sentir dire da Boccaccio che Laura aveva i capelli ricci e basta. No, mi rifiuto di pensare che i tempi siano cambiati, e ne ho anche le prove. Perché se questi gesti fossero visti male, venissi schernito per questi, capirei di sbagliare qualcosa, che effettivamente il mondo è cambiato, che le donne sono più emancipate, e che il mio approccio è sbagliato. Ma la natura umana è immutata da secoli, se non millenni, basti leggere qualcosa di Ovidio, come l'ars amatoria, per capire che il contenuto, imbellettato da questa forma, non è altro che sincerità e voler bene.
Se non mi credete, provateci voi stessi. Provate a portare un fiore a una bella ragazza.
La sua faccia vi dirà se avevo ragione io o meno.

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