martedì 28 luglio 2015

Il dramma della foto

Oggi ho intenzione di spiattellare un po' di fatti miei in prima pagina. No, non è vero, almeno non del tutto, ma mi serviva un inizio ad effetto.
Come alcuni di voi sapranno, forse non tutti per la riservatezza che ho tenuto a riguardo, ultimamente ero fidanzato. Lo so che la notizia sconvolge i più, ma d'altra parte non credettero nemmeno a Galileo (vedere figura sottostante). A dir la verità, non ero proprio fidanzato, diciamo più che avevo la ragazza. È più corretto. Insomma, trascorrevo parte delle mie giornate in compagnia di una piacevole signorina, che per divergenze di pensiero, non mi accompagna più. Non si tratta né del luogo né il caso di spiegare le motivazioni di questa separazione, anche perché probabilmente legge questo blog e non ho nessuna intenzione di parlarne direttamente così, sta di fatto che ogni separazione è sempre accompagnata dagli strascichi e da un periodo di riflessione. Periodo che ovviamente, nel mio caso mi ha portato a riflessioni talmente tanto propense alla vita di coppia che ho coniato la parola "Singledom", unendo la parola "Kingdom" che significa regno, alla parola "single", giusto per riassumere la mia attuale situazione. Fate voi i conti di quello che sto combinando.
Il problema però, sorge quando si hanno dei contatti, per quanto non li si cerchi, con una persona con la quale c'è stata una recente separazione. Può trattarsi anche di contatti indiretti, quindi non necessariamente che ci sia un azione da parte di uno nei confronti dell'altro. Come ad esempio vedere la foto profilo di qualche social. Mi ha sempre stupito questo discorso della foto profilo, in quanto è un modo indiretto di mandare un messaggio all'altra persona, o agli altri in generale. Scorrere la lista dei propri contatti, e vedere che una persona della quale non si vorrebbero avere notizie ha cambiato l'immagine di sé, non desta mai particolare gioia. Ora, sarà pure che io ci sono passato nella peggiore maniera possibile su questo argomento, e quindi magari sono rimasto traumatizzato, ma penso sia qualcosa che colpisce chiunque. Siamo incuriositi, andiamo a vedere la nuova foto, e cerchiamo di darci spiegazioni su cosa stia facendo la persona in oggetto. Ci colpisce anche se nella foto in sé non c'è niente di particolare, solo per il fatto che sia una foto diversa. Perché significa che la vita di questa persona sta andando avanti. È giusto così, ma lascia sempre un sapore agrodolce in bocca. Tutti vorremmo che le persone che lasciamo ci morissero dietro, o che le relazioni si chiudessero tutte nel migliore dei modi (nel mio caso è quello in cui dico alla ragazza che è "una bella persona ma..." ), eppure non sempre, anzi quasi sempre non è così. La gente va avanti con la propria vita, proprio come noi facciamo con la nostra, e non dobbiamo stupirci se pure gli altri fanno dei passi avanti. Nel momento in cui finisce una relazione, e ci si augura il meglio, dobbiamo considerare momenti come questo in cui invece non lo si augura.
Ci vuole coerenza nelle relazioni, e coerenza dopo le relazioni. Quando si effettua una scelta bisogna essere coerenti a questa, avere motivazioni solide del perché si è fatto qualcosa, del resto i dubbi vengono comunque, anche se si pensa di aver fatto la cosa migliore.
D'altra parte, basta pensare che buona parte delle mie storie migliori iniziano con la frase "giuro che all'epoca mi sembrava fosse una bellissima idea".

lunedì 27 luglio 2015

Guardami mamma, guardami!

In barba alla chiusura per ferie ho deciso di scrivere un articolo. Se una ha un'idea buona perché dovrebbe nasconderla? Se avete dei problemi con questa cosa vi aspetto sotto casa per menarvi.

Recentemente ho approfittato di alcuni saldi tecnologici e ho deciso di comprare un oggetto del desiderio. No, non si tratta dell'ultimissimo iPhone, quello pubblicizzato come definitivo che dovrebbe aumentare la durata della batteria ma in realtà lo devi comunque caricare tutte le sere. Ora che ci penso potrei scrivere un bell'articolo su come la tecnologia offra sempre di più senza generare o compensare i veri bisogni o le vere lacune, ma non è questo il luogo o il punto.
Dicevo, ho preso recentemente una videocamera GoPro. Per quelli di voi che pensano che gli sport estremi siano per gli sconsiderati, oppure quelli che usano ancora la parola "scavezzacollo" pur non trovandosi in una rappresentazione degli anni '20, trattasi di una videocamera "sport", ovvero resistente agli urti, impermeabile e soprattutto portatile. Questo la rende perfetta per riprese mentre si fa sport, addirittura legandosela addosso per avere il punto di vista dell'atleta. L'idea di per sé è geniale: dare a tutti la possibilità si vedere quello che un professionista sportivo vede mentre compie le sue imprese. Appunto. Un professionista.
Non mi sono quindi stupito quando ho cominciato a veder spuntare, soprattutto sulle piste da sci, telecamere in testa, in mano, addosso e in cima a bastoni, come se fossero funghi. Addosso a chiunque. Il motto di questa casa produttrice è "Be a Hero", sii un eroe. Per cui chiunque può essere un eroe. Stando a quanto si vede su internet, sembra che per essere un eroe basti postare un filmato del nulla online, il che fa certo sorgere delle domande. O sono diventato io troppo pignolo sulla definizione di "eroe" oppure ci deve essere dell'altro.  Non penso che uno che si butta da un aereo con il paracadute si possa considerare un eroe, ma nemmeno se lo facesse senza paracadute. Al massimo un figo, ma non ha certo la valenza di una azione eroica. Perché un eroe non ha interesse che gli altri vedano quello che fa, bensì ha interesse nel fatto che gli altri beneficino delle sue azioni. Per questo non ha senso essere un eroe per sé stesso, diverso è il discorso per gli altri.
La verità è che tutti abbiamo un desiderio di essere approvati, ammirati e condivisi con il pubblico, a tal punto da mettere a repentaglio la nostra privacy per comparire. Non faccio il santo predicatore, anche io mi ci metto altrimenti questo blog nemmeno esisterebbe, quello che voglio dire è che dentro di noi non muore mai la voce interiore che da piccoli ci faceva dire "guarda mamma guarda, mamma guarda ad libitum" nelle nostre piccole imprese. Siamo solo diventati più grandi e abbiamo trovato modi più eleganti, sottili di dirlo e il campo di interesse si è allargato dalla singola persona della mamma. Il risultato, la motivazione e il concetto però restano gli stessi.
Mia mamma legge il Blog.
Guarda mamma come sono bravo.

martedì 14 luglio 2015

Chiuso per ferie

Carissimi lettori,
Vi scrivo questa lettera aperta per scusarmi con tutti voi. So di essermi scusato altre volte per il fatto di aver bucato un po' di articoli durante questo ultimo periodo a dir la verità è un impresa trovare ogni volta un nuovo modo di chiedere scusa, dovendo sempre aprire con questo incipit, ma prometto che questa volta è l'ultima.
In questo momento sono seduto sul trono dei grandi pensatori, e sono arrivato ad una importante conclusione. No, non la conclusione riguardante il trono, ma il pensatore. Ho ricevuto parecchi messaggi di persone che in queste settimane che mi chiedevano come mai non scrivessi più, e non posso negare che la cosa mi abbia fatto sentire un po' in colpa. Sì, perché, esattamente in maniera contraria a come avevo pensato (ne parlo proprio in uno dei primi articoli "Slow Thinking"), scrivere qui è diventato un secondo lavoro, anche se la cadenza con cui vengono pubblicati gli articoli è sempre più falsata. La colpa va data a vari fattori: innanzitutto, come ho già detto, nonostante vi avvisi tutte le volte che vado in bagno, non amo condividere dettagli molto privati della mia vita, specialmente con il grande pubblico. Sono pieno come tutti d'altra parte di menate, ma non è certo un qualcosa da gridare ai quattro venti. Non che siano problemi irrisolvibili, ma i panni sporchi si lavano in famiglia, non so se mi spiego. Altre motivazioni che mi hanno portato a scrivere sempre di meno sono sicuramente anche una sorta di vuoto creativo. Tranquilli, non sto diventando una persona seria, solo che non mi è mai piaciuto dire scemenze a comando, quindi quando scrivevo un post cominciando senza aver niente da dire lo capivate, ma soprattutto lo capivo io.
Insomma, era diventata un po' una forzatura, non più un passatempo mio e quindi nemmeno vostro. Ho deciso di prendere un periodo di vacanza, non dal lavoro ovviamente che in questi giorni, coadiuvato dal caldo mi sopprime, ma dal blog. Penso che quando ricomincerò a scrivere avrò nuove cose da dire e nuove storie.
Adesso però, come un edicolante stufo del caldo e dell'invasione degli iPad, metto il mio bel cartello chiuso per ferie sul titolo del Blog e vado un po' in vacanza dall'esternazione di ogni singola scemenza. Spero di non avervi rattristato dicendo queste cose, penso che sarò di nuovo attivo subito dopo il periodo estivo. Ma fino ad allora immaginatemi di fronte a un tramonto, su una spiaggia esotica, a guardare un tramonto con un sole rosso che si bagna nel mare.
Seduto su un water.


mercoledì 8 luglio 2015

La meraviglia di Expo

Una settimana fa sono stato a visitare l'esposizione universale che si svolge a Milano quest'anno, meglio conosciuta e nota agli onori della cronaca come "Expo 2015". Tutti noi avevamo sentito parlare di ciò, specialmente noi abitanti del capoluogo lombardo, innquanto la città ha subito grossi mutamenti sin da quando si è decisa la location. Detto questo, se si escludono una quantita infinita di paletti di acciaio che non permettono più di parcheggiare sui marciapiedi l'auto che a Milano è pratica comune e concessa, penso di averne tratto solo giovamento: una città più pulita, meglio organizzata, meglio servita a livello di viabilità e mezzi di trasporto. Certo, qualche difficoltà c'è stata, ma è niente in confronto al risultato finale. Insomma, già prometteva bene.
All'apertura, i primi di maggio, si erano però verificati degli scontri. Gente che tirava le pietre contro le banche, cose brutte e stupide. Mi sono quindi chiesto perché ci fossero delle persone che manifestavano contro qualcosa che dovrebbe essere bello, ma sono poi arrivato alla conclusione che sarebbero spariti tutti nel tempo di un raffreddore. Scomodo, ma passeggero. Certo, non potevano sicuramente stare a manifestare per 6 mesi. Non hanno così tanta forza di volontà. E poi a un certo punto dell'anno avrebbero dovuto semttere di tirare le pietre alle banche e si sarebbero messi in coda davanti a qualche Apple Store, quindi non sarebbe durata.
Ma volevo vederlo con i miei occhi, questo Expo di cui tutti parlano e di cui tutti decantano meraviglie. Così l'altra sera ci sono andato. Ho preso la mia bella metro da casa e quando sono sceso mi sono trovato i cancelli d'ingresso davanti. Un paio di minuti per fare il biglietto e sono entrato, tra metal detector e eserciti della frutta. La prima impressione è che sembra di entrare in un grandissimo parco divertimenti. La struttura è sviluppata su un lungo decumano, per cui una stradona lunga su cui si affacciano, come tante casette inglesi, i vari padiglioni. Se si vuole vedere tutto da fuori, basta percorrere i 2 km del decumano avanti e indietro, ma risulta impossibile procedere in linea retta. Si è infatti continuamente attirati dalle forme e caratteristiche di ogni padiglione, per cui ogni 10 mt che si fanno in avanti si dice "andiamo a vedere dentro" e si visita un padiglione nuovo. Non sono rimasto impressionato da un singolo padiglione, sono tutti molto belli e caratteristici,  ma è l'insieme delle cose che è stupendo. Intendo che l'effetto scenografico del tutto è reso dalla molteplicità, non dal singolo. Non serve a niente, ok, ma è bello. Nemmeno la statua di Apollo e Dafne serve a niente, ma è un bellissimo esercizio di stile. Migliaia di architetti si sono sbizzarriti in strutture tutte diverse tra loro, che vanno viste assolutamente. Principalmente da fuori, alcune anche dentro.
Quando cala la luce poi si vedono tutti i giochi di illuminazione di ogni padiglione, altro spettacolo. In tutto questo non c'è una cartaccia per terra, la gente rispetta le file, i bagni sono pulitissimi. Insomma non sembra nemmeno di stare in Italia. Il cibo costa un patrimonio, ma ci sono talmente tante cose da fare che ci si dimentica quasi di mangiare, mentre l'acqua è gratis, basta ricaricare una bottiglietta che ci si porta da casa.
Alla fine, in degna conclusione della giornata, lo spettacolo dell'albero della vita, con giochi di luce, acqua e fuochi artificiali. Vorrei descrivervi anche questo ma dopo vi perdereste il gusto di andarlo a vedere di persona.

Giudizio finale: bellissimo.

Consigli utili per chi vuole venirlo a vedere:
- il serale costa 5€ e dura 4 ore (dalle 19), abbastanza per vedere tutto da fuori.
- meglio arrivarci con la metro che lascia proprio lì davanti.
- portarsi una bottiglia di acqua da ricaricare.
- scarpe comode, si fa poco più di 2 km per ogni ora di permanenza.
- per entrare nei padiglioni c'è sempre coda.
- Lo spettacolo dell'albero della vita migliore è quello delle 22
- non fare discorsi del genere "prima o poi ci vado" se no si arriva ad novembre e finisce.
- chi se lo perde o non ci vuole andare è come chi sostiene che guardare una partita di calcio allo stadio o in TV sia la stessa cosa. Non sa quello di cui parla.