giovedì 5 maggio 2016

Fenotipi da battaglia

Si nota di più se ci vado e sto in disparte o se non ci vado?

Sì, lo so. Sono un fighetto. Sto in una città di fighetti, e proprio come all'interno di un branco di lupi bisogna mostrare i denti per essere rispettati, anche in questa città per distinguersi, e anche per certi versi per eccellere, bisogna essere fighetti. Immagino quindi che non vi stupirete quando vi racconterò quello che sta facendo in questo momento. Mi trovo in mezzo a Parco Sempione, al tramonto, con come sfondo l'Arco della Pace. Una bella scenetta romantica, se vista in coppia, altrimenti, nel caso foste da soli come me, una meravigliosa cartolina di questa splendida città. Quello di cui però voglio parlare, non è di quanto sia affascinante la mia città in questa giornata di primavera in cui non c'è una nuvola in cielo, ma di quello che sto facendo e di quello che mi ha dato da pensare. Sto andando un aperitivo, sai che novità, e ci sto andando vestito tutto bello agghindato da festa. Giacca, camicia aperta, pantaloni e mocassino. Decisamente al di sopra dello standard medio per la mia età, ma il tocco di classe stavolta non è la giacca, seppur di alta sartoria, ma la bicicletta. Dovete sapere che durante l'ultimo weekend il mio vicino di casa stava sistemando il suo garage, buttando via le cose che non gli servivano più. Ha incrociato me per caso, e ha deciso di chiedermi se avessi bisogno di una bicicletta, seppur da riparare: conoscendo bene i prezzi dei ricambi, e vedendo che in realtà lo stato era integro, ho deciso di prendermene carico. Negli ultimi giorni mi sono messo di buona lena e la sera ho cominciato a riparare la mia nuova bicicletta, già soprannominata The Beast. Trattasi di modello Leri pieghevole simil. Graziella colore celeste chiaro metallizzato, tra l'altro, con copertoni bianchi e un manubrio a corna vintage, estremamente piccola, resa ancora più piccola dalla persona che ci sta sopra. Divertente, simpatica e autoironica, la bicicletta di uno che non si prende troppo sul serio, quindi ho pensato subito che era fatta per me. Arrivando qua mi sono fatto un bel giro panoramico di tutto il centro, sorridendo alle ragazze, che ovviamente, lusingate, rispondono con un sorriso. Mi è stato chiesto perché non mi fermo a parlarci, e il motivo è perché perché spesso mi piace solamente fare un apprezzamento, per far sentire meglio una persona: non deve essere necessariamente finalizzato a qualcosa. Non offendo nessuno ma, anzi, rende una persona più felice, come rende felice me se mi viene sorriso di ricambio. Ovviamente dato anche l'alto numero di persone vestite con magliette fluorescenti che vengono a Parco Sempione correre, mi sono chiesto che cosa cambiasse in questa figura di me vestito così su un trabiccolo del genere, che fa sorridere la gente, ma nel senso buono, rispetto alla mia versione di tutti i giorni, vestito in maniera poco differente, solo con la cravatta in più, che non ha lo stesso effetto sulla gente. È un discorso di confidenza, di sicurezza di sé, oppure dipende da qualcos'altro? Cosa significa veramente mettersi giù da battaglia, come ama dire il mio capo?
Mi è sempre stato insegnato che è molto meglio essere che apparire, eppure anche l'apparenza, il modo in cui ci poniamo nei confronti degli altri è molto importante. Non sto dicendo che sono due cose di pari livello, sto dicendo che sono tutte e due importanti, diverse, e quindi che vanno considerate entrambe. Essere sicuri di noi permette di relazionarsi meglio con le persone che ci stanno vicino, ci permette di avere meno barriere, e quindi di poter ottenere di più da noi stessi. Quindi non mi stupisco se le ragazze mi sorridono, perché so perché lo fanno. Non è la giacca, nemmeno la bici che mi è stato detto di dire che è vintage, non scarcinata come piaceva chiamarla a me, ma tutto il complesso.
Perché essere sicuro di me mi porta a sorridere, ed è quello l'accessorio che le donne notano. E apprezzano.

The blind side

Certe persone hanno bisogno solo di un occasione, per vivere secondo le loro potenzialità.

Una delle scorse sere mi è capitato di vedere un film di cui avevo sentito tanto parlare, ma non avevo ancora avuto l'occasione di vedere. Lo so che ultimamente sto recensendo molti film, ma mi capita spesso di non avere molti programmi la sera, per cui mi riposo, anche perché sto accusando un po' il cambio di stagione e mi viene continuamente sonno, quindi divaneggiare un po' la sera non è che mi dispiaccia. Il film in questione è una pellicola che è recentemente valsa un premio Oscar alla bellissima Sandra Bullock, ovvero The Blind Side: la storia, per altro tratta da una vicenda realmente accaduta, è quella di una famiglia benestante che decide di prendere sotto la propria ala protettrice un ragazzo di colore, proveniente da una situazione problematica. La cosa avviene senza passare per vie burocratiche, perché gli offrono un'ospitalità che lentamente diventa quotidianità, sempre senza mai giudicarlo per il contesto da cui proviene, ma solo per la persona che è. La storia racconta di come spesso le persone con un potenziale non riescano a trovare una loro strada nel mondo solo perché non abbiano questa opportunità.
Ma non voglio parlare del film, di come sia recitato o dei polpacci di Sandra Bullock, perché una storia diventa interessante quando se ne vede una rappresentazione nella realtà, che è quello che sta succedendo a me. No, non ho una mamma hot che abbia deciso di adottarmi me tapino, ma ho preso sotto la mia ala un ragazzo. Si chiama Rami, viene dall'Egitto e ha 15 anni. È stato mandato in Italia dai suoi genitori perché il suo futuro potesse essere migliore di quello che gli aspetta se fosse rimasto nella terra dei faraoni, e l'ho conosciuto perché tutti i pomeriggi che andavo ad allenarmi al parco lo vedevo fare esercizio in maniera confusionaria, quindi ho deciso di aiutarlo. Abbiamo cominciato a fare allenamento assieme, e vedo che avere una persona più grande che gli dà fiducia, rispetto lo sta facendo aprire. Mi racconta della sua vita in comunità, di come si trovi spesso ad essere una mosca bianca in mezzo a dei pari che non hanno una direzione nella vita, mentre lui ha tanti interessi, tanti sogni. Io gli racconto di quando io avevo la sua età, gli consiglio, gli faccio vedere in prima persona l'esempio. Non è certo un'amicizia profonda, ma vedo che lui è felice. Si sente accettato, sta imparando nei nostri allenamenti che avere della grinta non significa essere cattivi, e solo una persona intelligente capisce la differenza. Non penso di essere una persona buona solamente perché mi mostro disponibile con il primo 15enne che necessita aiuto, in fondo è un dovere di tutti prendersi cura del prossimo, ma volevo solamente cercare di spiegare il mio punto di vista. Questa persona un giorno diventerà un uomo, e diventerà un certo tipo di uomo in funzione delle esperienze che ha avuto. Io non gli sto fornendo un supporto economico, non gli sto dando un vitto e nemmeno un alloggio. Gli sto solo mostrando qualcosa che è gratis, ma non per questo risulta essere poco importante: la fiducia nel prossimo.
Non so se questo farà di lui un essere umano migliore, perché per questo deciderà lui come vivere la sua vita, ma se non altro potrà avere auto un buon esempio. E se sceglierà diversamente sarà una scelta sua, non imposta. 


martedì 3 maggio 2016

Il vestito del Commodoro

Che differenza c'è tra essere vestiti bene ed avere stile?

Oh, finalmente. Per dare un po' di motivazioni per essere preso in giro, visto l'esiguo e spietato numero di persone che sostengono che io sia un fashion blogger, oggi ho deciso di parlare di Stile. In realtà non voglio parlare dello Stile in generale, troppo complesso e astratto per essere delucidato in un solo post, quanto più del concetto di saper portare un abito.
Come molti sapranno, ci tengo molto a vestirmi bene. Non essendo mai stato particolarmente abbiente, che vuole dire ricco e non nello spirito, ho dovuto trovare la mia strada, il mio stile, al di fuori delle mode, al di fuori della fugace attrazione che dura per solo una stagione. Una cosa importante che ho capito è stata quella che i vestiti di moda li possono portare solo certi tipi di persone, quelli che sono abituati a farlo, mentre con un look classico è difficile sbagliare. Proprio come chi impara a suonare la chitarra, non parte dall'assolo di Voodoo Child, ma impara prima a fare tutti gli accordi, anche io ho cominciato a riempire il mio guardaroba, oltre che con gli abiti civili, lentamente anche con una serie di capi classici: una completo grigio scuro, un gessato, camicie azzurre e via dicendo. Niente di particolarmente eclettico, per intenderci. Trovo quindi che ogni uomo debba avere dei capi classici, formali, nel proprio guardaroba. Ecco, una persona che non ha questo era il commodoro.
Per quanto brava persona, di classe quando desidera che vuol dire non sempre, il Commodoro è una di quelle persone che non si mettono la cravatta perché sostengono che non rispecchi il loro stile, come sono fatti. Ora, a meno di essere Ralph Lauren, non conosco nessuno che possa permettere un'affermazione del genere, essendo la cravatta, e tutto il mondo del vestire formali di conseguenza, un gesto di rispetto nei confronti di chi ci sta di fronte, non solo un modo per apparire migliori. E cos'è una forma di rispetto per gli altri se non un modo di essere altruisti? Non si tratta quindi di ostentazione o narcisismo, ma un modo amichevole di porsi nei confronti del prossimo. Volendo fare un esempio su un altro campo di applicazione, chiunque riesce benissimo a sopravvivere al proprio odore la mattina, ma prima di uscire di casa ci laviamo tutti. Non lo facciamo solo per noi, anzi, lo facciamo quasi esclusivamente per gli altri il che dimostra perchè quando non abbiamo niente da fare e dobbiamo restare a casa, molti di noi non si lavano o peggio, non si vestono. Ma torniamo al Commodoro.
Dato che era imminente un matrimonio a cui doveva partecipare, ho deciso quindi di portare il mio amico in uno dei miei posti segreti per gli abiti, dove i commessi mi accolgono a braccia aperte, dato il prolifico numero di vestiti acquistati e perchè a me riescono a rifilare quei pezzi di campionario fatti per i modelli, cioè alti, magri e lunghi, e subito è cominciata la nostra avventura. La cosa divertente, di cui mi sono reso conto, era che non era necessario solamente trovare un abito per il mio amico, che gli stesse bene: erano necessari tutta una serie di consigli su come comportarsi quando aveva indosso questo, al fine di farlo rendere al massimo. Ho dovuto spiegargli come si sceglie una cravatta in funzione del colletto della camicia, di come le camicie bianche non vadano portate sempre ma solo in alcune esclusive occasioni di sera o in eventi che svolgono la loro maggior parte la sera, quando e come allacciare la giacca e quando tenerla aperta e via dicendo. Una sorta di manuale di istruzioni, probabilmente le due ore più lunghe della sua vita. Il risultato però è stato estremamente soddisfacente: innanzitutto perché il mio amico si è visto vestito molto bene, anche grazie ai miei consigli, perché quell'abito gli trasmetteva fiducia. Ci vuole infatti un sacco di confidenza per indossare un abito, o una giacca sportiva, specialmente quando sei circondato da persone che sono vestite molto peggio. Eppure, chi si sa vestire, chi ha stile come dicevo all'inizio, non si preoccupa di ciò, perché sa di aver fatto la scelta giusta quando infila le mani dentro l'armadio, non quando arriva in un posto. A me è capitato molte volte, ma non ho mai pensato di aver sbagliato per essere l'unico in giacca in mezzo a gente in maglietta, anche perchè non è come essere l'unico in maglietta in mezzo a delle giacche capitato anche questo. Abbiamo fatto tutti delle cose di cui non andiamo fieri.
Sono convinto che il livello base, quello che fino a 50 anni fa era il modo normale di vestirsi degli adulti sia alla portata di tutti. E per carità, non voglio obbligarvi a non mettere mai più una t-shirt e la tuta nel vostro tempo libero, ma non lamentatevi se ad un aperitivo il vostro amico in camicia rimorchia più di voi. Ma solo perché si sente più sicuro.
Ogni supereroe ha il suo costume.

Justin Timberlake - Suit & Tie (Official) ft. JAY Z